“In questi giorni – dice Missineo – dalla Francia arriva una notizia che sta incuriosendo tutto il mondo. A Poissy, in un carcere vicino a Parigi, hanno esposto nel cortile delle riproduzioni dei quadri di Mantegna e Gericault e di altri dipinti del Louvre. Una partnership tra il celebre museo e questa prigione dove sono rinchiuse 230 persone che hanno lunghe pene da scontare (l’80% addirittura ha condanne che vanno oltre i venti anni).
Questa interessante iniziativa mi ha convinto e mi ha spinto a cercare di fare di più in un paese dove solo in pochi si ricordano che esiste un problema di carceri e reinserimento nella società di chi ha espiato la sua condanna. Per questo ho deciso di inviare un lettera ai responsabili del carcere di Poissy per avviare una proficua collaborazione con scambio di dati, informazioni, consigli allo scopo di realizzare anche in Sicilia un analogo progetto. Quante opere di ogni genere giacciono abbandonate o quantomeno inutilizzate nei magazzini dei nostri musei? Vorrei dare la possibilità – continua l’assessore – anche a chi sconta in carcere la sua pena di vedere da vicino un’opera d’arte, di sfiorarla, di respirarla sino a sentir quel fascino che ha stregato per millenni centinaia di generazioni trasformando cosi’ due categorie di esclusi in due categorie di privilegiati.
Da una parte l’arte scoperta ritornerebbe al suo ruolo: comunicare valori e parlare ai sentimenti. Dall’altra potremmo rendere meno grigie le giornate di chi sta scontando la sua pena in carcere, rivalutare ed in alcuni casi restituire all’umanità un’arte ingiustamente relegata nelle carceri-magazzino dei musei. Qualcosa più, dunque, di un’ora d’aria, un lavoro di espiazione, perchè persone e opere tornino a respirare e raccontare le loro storie”.
La proposta dell’assessore Missineo giunge dopo le critiche rivolte alla Regione, agli inizi di gennaio, da “El Pais”, uno dei principali quotidiani internazionali, con un articolo dal titolo “Ieri assassini, oggi guardie al museo”. Nel testo si condannava l’integrazione di un gruppo di custodi del museo di Palazzo Abatellis con sei ex detenuti con un passato nella criminalità.
“Allora come oggi – conclude Missineo – difesi quella scelta che rivendicai con convinzione, bollando quelle critiche come uno strumentale caso di snobismo culturale. Contro quanti stereotipi e luoghi comuni dobbiamo combattere ogni giorno noi siciliani. La mafia e’ la nostra battaglia numero uno, che dobbiamo combattere in modo inflessibile, senza tregua. Nessuno ne deve dubitare, neanche in Spagna”.