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09/02/2011 11:47:20

Mons. Bregantini in visita a Mazara del Vallo

Un uomo del nord Italia – è nato nel comune Denno, in provincia di Trento – che si sta “spendendo” per il nostro Sud, prima nella diocesi di Locri-Gerace (in Calabria) ed attualmente nel Molise. Il suo impegno di pastore e di guida di un organismo ecclesiale - così importante e delicato - come quello prima ricordato dei vescovi italiani, ci è sembrata una buona occasione per offrire - seppur sinteticamente – alcuni suoi autorevoli insegnamenti che ci appaiono molto corrispondenti anche al nostro contesto sociale ed ecclesiale. I primi orientamenti che proponiamo li prendiamo dalla sua ultima lettera pastorale alle famiglie intitolata “Il sapore dell’invito. La famiglia educa alla fede”. Una prima annotazione ce la offre padre GianCarlo, vescovo - così firma le sue lettere – all’inizio del sopracitato testo, e subito ci fa intuire la profondità del suo animo: “Gesù sa che ogni cuore, anche il cuore dei mafiosi o degli imbroglioni, ha un briciolo di luce. O almeno, la cercano e la desiderano. E' la voce della coscienza! La voce della verità cercata, perché non si può stare senza!”. La missione della Chiesa e dei suoi ministri in particolare – ci viene rammentato - non può non essere che una sola, quella di “incontrare i nostri nemici, salutare con maggior attenzione proprio le persone che non ci possono vedere, rompere certi schemi di divisione politica che tiranneggiano i nostri paesi, per creare un modo nuovo di pensare e di fare. Ed i primi che possono e devono compiere questo miracolo di amore, sono proprio i parroci, che non devono restare né farsi incapsulare dentro logiche di parte, ma saper dialogare con tutti, visitare le case delle persone avverse, fermarsi nelle famiglie contrarie”. Una indicazione spirituale e pratica che sicuramente ci farà “arrossire”: quanto tempo ed energie noi preti (soprattutto quelli dedicati al solo ed esclusivo servizio parrocchiale) dedichiamo alle visite periodiche alle famiglie e alle persone che vivono situazioni di fragilità ed emarginazione? Non dovremmo davvero fare nostri i tre verbi che sono l’agire del Signore per noi: sostare, sollevare, guarire? Mons. Bregantini giustamente ci incalza e ci invita affinché nelle case degli ammalati o in ospedale, “nessuno si senta emarginato per le difficoltà personali, ma trovi nei familiari chi lo sa accogliere e sollevare e guarire. Perché la malattia resta la grande cattedra di vita”. Affermazioni quindi che richiamano l’impegno di ciascuno di noi. Un’altra questione viene spesso richiamata dal vescovo di Campobasso, quella della difesa della dignità del lavoro. Con estrema chiarezza e passione evangelica precisa che ogni persona “non può restare mai senza lavoro, non è ammissibile la disoccupazione né può essere accettata supinamente la condizione di precarietà in cui purtroppo oggi vivono i nostri giovani e tanti padri di famiglia. Ed il lavoro va difeso ad ogni costo, anche quando questa difesa, fatta dal vescovo con chiara voce, viene scambiata come "ingerenza" nella vita sociale e politica”. Di quante cosiddette “ingerenze” si oggi è accusati da chi detiene il potere o da chi cerca unicamente il suo egoista “quieto vivere”? Perché gli interventi di alcuni vescovi - compresi il nostro - suscitano sdegnate e spesso sguaiate alzate di scudi? Perché qualcuno desidera che la Chiesa taccia pure dinanzi a ingiustizie e ad evidenti cadute di stile e di comportamento? A chi giovano i “cani muti” - per ricordare il richiamo del profeta Isaia - che preferiscono far carriera, acquisire denaro o favori per sé, e non persone buone, credenti operosi che sappiano denunciare pubblicamente le malefatte di chi crede di essere immune dal commettere offese alla libertà e al bene delle persone e delle istituzioni democratiche? C’è l’urgenza – di certo anche nelle nostre comunità cristiane – di riscoprire le “tre P” (come le definisce padre GianCarlo): Parola, preghiera e povertà, che ci devono stimolare ad essere testimoni credibili di speranza e di cura della vita. In vista del prossimo Congresso Eucaristico che si svolgerà a settembre ad Ancona, riportiamo una ultima significativa citazione di mons. Bregantini, che diventa anche un serio monito: “se poco si è diffusa la cultura del bene comune, non è forse perché tiepide sono le nostre celebrazioni eucaristiche?” Non rischiamo realmente di essere “tiepidi” e “distratti” di fronte ai drammi ed ai bisogni fondamentali di tanti uomini e donne? Abbiamo dimenticato di diventare luce e sale della terra? L’imminente incontro con il vescovo GianCarlo – come quello con altri pastori illuminati che Dio ci dona nel nostro tempo - ci aiutino a superare gli atteggiamenti meschini e le gelosie infantili che non ci devono assolutamente contraddistinguere se siamo stati rinnovati dal fuoco del divino Amore.
don Francesco Fiorino