E' con questa motivazione che il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione, dall'accusa di abuso d'ufficio continuato in concorso, per il funzionario del Comune, Giuseppe Ignazio Fazio, di 57 anni, dirigente del settore Attività produttive, nonché responsabile dell'azione di contrasto al randagismo dei cani, e per il veterinario, il 32enne Michele Galfano, titolare e direttore sanitario del Centro «San Francesco». Il dirigente comunale è stato accusato di avere liquidato a Galfano, tra il 2005 e il 2007, somme per oltre 53 mila euro quale compenso per servizi sanitari di pronto intervento e assistenza a cani randagi e cuccioli abbandonati. Secondo l'iniziale accusa, quindi, Fazio avrebbe procurato a Galfano un «vantaggio patrimoniale» a danno di altri ambulatori veterinari. Le somme, come emerso nel corso dell'indagine svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza, furono corrisposte senza negoziazione, né lettera di incarico del Comune che formalizzasse il rapporto, stabilendo modalità di espletamento e costi del servizio. Secondo la Procura, quindi, Fazio procurò a Galfano un ''ingiusto vantaggio patrimoniale''.
Nell'ultima udienza, però, tre veterinari, Marcello Ritondo, Salvatore Fiorino e Maria Cristina Sciacca, ascoltati dal Tribunale prima della requisitoria del pm, hanno dichiarato che all'epoca dei fatti non erano nelle condizioni (per ambulatori piccoli o non attrezzati) di potere prestare cure e assistenza ai cani randagi che venivano accalappiati: "Venivamo chiamati dal Comune ma non eravamo in grado di prestare il servizio". Prossima udienza il 16 marzo, quando terranno le loro arringhe gli avvocati difensori Paolo Paladino, per Giuseppe Fazio, Giacomo Lombardo e Giovanni Galfano, per Michele Galfano.
Di "nessun favoritismo" aveva parlato anche nella sua testimonianza a Luglio l'ex comandante dei vigili urbani, La Rosa: "Per l'affidamento ai veterinari privati dei cani randagi da sottoporre a cure è stato adottato un criterio di turnazione».
Nella penultima udienza aveva parlato un consulente della difesa, Antonino Croce, veterinario, che ha detto che "le tariffe praticate dalla clinica San Francesco per le prestazioni eseguite erano nettamente al di sotto della media nazionale. Più modiche del 30-40 per cento…". Il consulente difensivo, rispondendo alle domande dell'avvocato Lombardo, ha confermato che «la clinica San Francesco, conosciutissima in provincia e dotata di tante attrezzature, che altri non avevano, per la cura di fratture, anche scomposte, agli arti degli animali, era sempre disponibile, 24 ore su 24».anche