Con queste accuse è finito a giudizio Tony Ciaravello, genero del boss Totò Riina, sposato con la figlia Maria Concetta (estranea alla vicenda). Sul banco degli imputati con lui, davanti al tribunale monocratico di Palermo, anche la sedicente avvocatessa Katia La Placa, originaria della provincia di Caltanissetta, socia di Ciavarello, anche lei accusata di esercizio abusivo della professione forense.
L'inchiesta era nata da alcuni controlli della guardia di finanza su una società intestata a Ciavarello, la "T&T Corporation Ltd", con sede a Londra. Una specie di studio legale internazionale con un fatturato, secondo gli inquirenti, di cento milioni di dollari. Attraverso un sito internet, secondo la Procura, Ciavarello avrebbe offerto anche un servizio molto originale: "divorzi a vista", quaranta giorni per sciogliere il matrimonio, con un breve soggiorno in Spagna (dove la legge lo consente). Tra le offerte, anche un business legato alla vendita di vini siciliani, attraverso il quale il genero di Riina avrebbe voluto recuperare alcuni crediti. In entrambi i casi, dice la procura, Ciavarello e La Placa si sarebbero spacciati per avvocati senza esserlo. On line, poi, sarebbe stato anche possibile partecipare ad una lotteria (chiamando un numero internazionale al costo di 2 euro) con premi molto ricchi. Ma - secondo la Procura - in violazione delle leggi legate al monopolio statale. Ipotesi di reato negate dalla difesa dei due, rappresentata dall'avvocato Giovanni Anania. Prossima udienza a maggio, con la deposizione dei primi testimoni.