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02/03/2011 05:08:40

Golem 2: tutti a processo i presunti favoreggiatori di Messina Denaro

Si tratta di Maurizio Arimondi, Calogero Cangemi, Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Giovanni Filardo, Leonardo Ippolito, Marco Manzo, Antonino Marotta, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Risalvato, Filippo Sammartano e Giovanni Stallone. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di società e valori, estorsione, danneggiamento e favoreggiamento personale. L’apertura del processo è prevista per il prossimo 13 maggio a Palermo.

Altri quattro indagati, Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante castelvetranese, ed Andrea Craparotta, Matteo Filardo e Raffaele Arimondi, saranno giudicati con il rito abbreviato. Per loro si è costituita parte civile l'associazione antiracket di Marsala. La prossima udienza sarà il 26 Maggio.

Salvatore Sciacca ha invece chiesto di definire la sua posizione con il rito del patteggiamento ed è stato condannato a due anni di reclusione.

L'operazione "Golem 2"fu portata avanti dal  Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalle Squadre Mobili di Trapani e Palermo come naturale prosecuzione della principale Operazione Golem messa in piedi per fare terra bruciata attorno al superboss Matteo Messina Denaro. Tutti gli arresti fanno infatti parte della rete di fiancheggiatori e persone vicine, vicinissime al boss.

Il blitz ha infatti coinvolto anche i familiari di Messina Denaro, portando all’arresto del fratello Salvatore Messina Denaro ed alle perquisizione nelle case della madre Lorenza dove vive anche la compagna del boss, Francesca Alagna. Abitazione in cui, ovviamente, non c’era traccia del boss. Anche se la sua presenza era facilmente percepibile grazie alle decine di foto affisse ai muri come la reliquia di un santo. Una “figura mitizzata” quella di Messina Denaro come lo definisce il pm Paolo Guido

L’attività mafiosa della rete sarebbe stata: 

La spartizione di lavori tra imprenditori organici o contigui a «Cosa Nostra» castelvetranese, regolamentarne o incentivarne le attività lavorative quali l’affidamento di lavori in sub appalto, condizionare nell’area di Castelvetrano il sistema produttivo del conglomerato cementizio, del movimento terra e di altri settori produttivi connessi, per la fornitura del calcestruzzo alle imprese che operavano nella zona di Castelvetrano. Oppure occuparsi direttamente dei nascondigli del latitante

È stato scoperto e disarticolato quello che era un verso e proprio servizio postale utilizzato negli ultimi 14 anni dal superlatitante Matteo Messina Denaro per comunicare, attraverso i pizzini, gli ordini del boss divenuto ormai il capo di Cosa Nostra.

Contro l'accoglimento della richiesta di rito abbrevaito da parte di  Salvatore Messina Denaro, il fratello maggiore del capo mafia era arrivato da Firenze il "no" dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, strage per la quale Matteo Messina Denaro è stato condannato all'ergastolo. «Salvatore Messina Denaro in odore di mafia, e forse cura la latitanza del fratello «macellaio» a Firenze la notte del 27 Maggio 1993 - dice Giovanna Chelli - chiede il rito abbreviato per salvare il salvabile, forse proprio per poter continuare ad aiutare la latitanza del fratello. No al rito abbreviato, sarebbe un favore alla mafia».