La donna nel novembre del 2004 era stata arrestata per associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito dell'operazione congiunta della Guardia di finanza e dei carabinieri, denominata 'Terra bruciata', che porto' in carcere altre 23 persone. Il 27 ottobre del 2007 e' stata condannata, con sentenza emessa dal Tribunale di Palermo, a 7 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il provvedimento di confisca, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, ha riguardato un magazzino; 10 immobili, tra appartamenti e casolari; un terreno, tutti dislocati nel territorio del comune di Partinico, un'auto di grossa cilindrata; depositi e disponibilita' finanziarie.
Antonina Vitale, come hanno confermato anche i collaboratori di giustizia Michele Seidita e Giuseppa Vitale, sorella di Antonina, svolgeva un'attivita' di primo piano all'interno della famiglia mafiosa di Partinico, in seno alla quale, spiegano gli investigatori, "costituiva un punto di riferimento per il controllo mafioso degli affari, per l'imposizione del pizzo alle imprese operati nella zona nonche' per il costante mantenimento dei collegamenti con gli altri associati, sia in stato di detenzione come i fratelli Vito, Leonardo e Michele, sia in liberta'".
In particolare, oltre a curare gli affari della famiglia mafiosa di Partinico, in rappresentanza della quale partecipava a riunioni di mafia con altri boss, anche latitanti, ha svolto una funzione di garanzia della tutela dell'ordine all'interno della famiglia mafiosa di appartenenza, conservando e perpetrando il potere dei Vitale, quale rappresentante, in forza del legame di sangue, della famiglia originaria.