Innanzitutto davanti la Corte d’Appello di Palermo si tiene una nuova udienza del processo per la presunta corruzione all'ex assessore regionale Bartolo Pellegrino. Pellegrino è stato assolto in primo grado dall'accusa di concorso in associazione mafiosa mentre il reato di corruzione è stato dichiarato prescritto. Gli altri due imputati, Francesco Pace e l'ingegnere Leonardo Barbara sono stati invece condannati a cinque anni di reclusione ciascuno.
Nell’ultima udienza l'avvocato Ferruccio Marino ha chiesto ieri di assolvere il boss Francesco Pace. Per il legale, l'imprenditore Antonino Birrittella, principale accusatore degli imputati, è inattendibile. L'imprenditore ha riferito di avere offerto a Bartolo Pellegrino una somma di denaro. L'ex assessore si sarebbe attivato per agevolare un piano edilizio attorno al quale gravitavano gli interessi di un gruppo di imprenditori. Un affare al quale sarebbe stato interessato, secondo Antonino Birrittella, anche Francesco Pace. Secondo l'avvocato Ferruccio Marino, però, se la corruzione vi è effettivamente stata a compierla è stato solo Antonino Birrittella. Dalle intercettazioni, infatti, emerge che l'imprenditore informò Francesco Pace solo dopo l'incontro con Pellegrino. L'ex assessore regionale ha confermato di avere visto Antonino Birrittella ma ha sempre sostenuto che si trattò di un incontro casuale nel corso del quale non sarebbero stati affrontati specifici argomenti.
Il Tribunale di Trapani invece è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di 4 anni di sorveglianza speciale fatta dal Pm Tarondo per l’imprenditore Vincenzo Mannina, difeso dagli avvocati Oddo e Galluffo. Vincenzo Mannina, è stato arrestato nell´aprile 2007, nell'ambito dell'indagine della Squadra Mobile, mafia e appalti seconda fase. Tarondo ha chiesto anche la confisca dei beni. Vincenzo Mannina per la giustizia è «un imprenditore potente grazie al fatto di aderire al sodalizio mafioso, che ne ha comportato un rafforzamento per la potenzialità operativa e intimidatrice propria dell'associazione». Vincenzo Mannina «ha assicurato all'organizzazione criminale "Cosa Nostra" continuità e soprattutto varietà di apporti essenziali per il raggiungimento dei suoi fini, ricevendone in cambio appoggio per l'affidamento alle sue imprese delle forniture relative ai lavori per opere da realizzare nel territorio controllato dalla famiglia mafiosa».