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05/04/2011 06:37:48

Operazione "Grande Vallone" a Caltanissetta: 28 arresti, 7 società sequestrate. Il grande affare del termovalorizzatore

L’operazione mette in evidenza la capacità collusiva di Cosa nostra. Non potrebbe essere altrimenti visto che gli ambiti in cui operava, opere pubbliche ed energie alternative, dipendono in modo decisivo dall’esercizio delle responsabilità politiche e burocratiche, nonché dalla complicità di imprenditori e operatori economici. Con i 28 arresti di oggi a Caltanissetta questa rete è stata disarticolata”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia.
“Tuttavia – aggiunge Lumia - è un gravissimo errore pensare che bastino gli arresti per stroncare un sistema criminale così ben strutturato e radicato. È necessario, infatti, essere sempre vigili e potenziare l’azione repressiva dello Stato. E’ indispensabile, inoltre, che la politica si assuma fino in fondo le sue responsabilità, attraverso una selezione rigorosa delle classi dirigenti. A tal proposito torno a chiedere alla maggioranza l’approvazione di una legge sull’incandidabilità di coloro che sono in odore di mafia”.

 

10,11 - Le indagini sulla famiglia mafiosa di Campofranco hanno portato anche alla scoperta di un altro pezzo del misterioso codice cifrato utilizzato da Bernardo Provenzano: secondo gli investigatori del Ros, “amico Cl” citato nei pizzini del capo di Cosa nostra bloccato l'11 aprile 2006 a Corleone sarebbe Maurizio Carrubba, anche lui fra gli arrestati del blitz di questa notte.

10,05  - Giuseppe Modica avrebbe trovato intermediari di fiducia anche in alcuni municipi siciliani, per monopolizzare le forniture di altri appalti, ad esempio quelli per la realizzazione di un impianto eolico a Vicari (in provincia di Palermo) o per velocizzare la linea ferroviaria Palermo-Agrigento. Secondo la ricostruzione della Pocura diretta da Sergio Lari, molti imprenditori che si erano aggiudicati i lavori sarebbero stati perfettamente consapevoli del ruolo di Modica: le forniture sarebbero state niente altro che una moderna forma di “pizzo”, ovvero di “messa a posto”, per evitare i ricatti e i danneggiamenti di Cosa nostra.

9,30 - L'operazione dai carabinieri fotografa l'organigramma e gli affari del potente mandamento mafioso di Mussomeli. Per i boss, la fornitura più grossa di cemento sarebbe dovuta scattare in occasione della realizzazione del termovalorizzatore di Casteltermini, che doveva sorgere fra il 2006 e il 2007 al confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta. Ma poi l'opera fu bloccata.

Il pentito Maurizio Di Gati ha rivelato ai magistrati che per l'affare dei termovalorizzatori in Sicilia Cosa nostra si era mobilitata già prima delle gare d'appalto: "Leo Sutera, di Sambuca di Sicilia, aveva detto che Totò Cuffaro, all'epoca candidato, era disposto a incontrarci, una domenica mattina, a casa sua". Questo ha messo a verbale l'ex capomafia. Il tramite dei boss agrigentini sarebbe stato il capomafia palermitano di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, in stretto contatto con uno dei delfini di Cuffaro, il medico Mimmo Miceli.

"Per questo, noi votammo Cuffaro", ha spiegato Di Gati ai pm di Caltanissetta. "Volevamo che i lavori per il termovalorizzatore di Casterltermini fossero affidati a nostre ditte".

9,10 - Cosa nostra progettava il ritorno ai grandi affari da un paesino nel cuore della Sicilia, Campofranco, in provincia di Caltanissetta. Il nuovo capomafia aveva il volto rispettabile di un imprenditore, Giuseppe Modica: il cemento della sua calcestruzzi veniva imposto alle ditte che avevano vinto gli appalti in provincia di Caltanissetta, ma anche in altre zone della Sicilia. Per i carabinieri del Ros e la Procura di Caltanissetta, l’insospettabile Giuseppe Modica era diventato una sorta di assessore ai lavori pubblici di Cosa nostra: microspie e pedinamenti l'hanno sorpreso mentre incontra imprenditori e politici locali. Assieme a lui sono finite in manette altre 27 persone nel corso di un blitz disposto dal gip Lirio Conti, su richiesta del sostituto procuratore Stefano Luciani e del procuratore aggiunto Amedeo Bertone.

8,30 - I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Caltanissetta stanno eseguendo 28 ordinanze di custodia cautelare, emesse su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nissena. Tra i reati contestati ci sono quelli di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e frode informatica. I militari dell'Arma stanno sequestrando anche sette società, e relativi beni aziendali, ritenute frutto del reinvestimento dei proventi illeciti.
Le indagini hanno accertato gli interessi delle famiglie locali di Cosa Nostra nel controllo monopolistico delle forniture di conglomerati cementizi destinate ad opere pubbliche, anche nelle province di Palermo ed Agrigento. Documentato anche il condizionamento nel settore del gioco lecito, esercitato attraverso la gestione di sale scommesse riconducibili ad esponenti del sodalizio mafioso.