procedure di tutela e salvaguardia della salute dei cittadini. Notificato l’avviso di conclusione delle indagine al presidente della Regione Raffaele Lombardo, all’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro e ai sette assessori regionali all’Ambiente che si sono succeduti tra il 2003 e il 2010. Gli assessori coinvolti sono Mario Parlavecchio, Francesco Cascio, Rossana Interlandi, Giuseppe Sorbello, Mario Milone, Giovanni Di Mauro e Calogero Sparma.
L’inchiesta è stata coordinata dai procuratori aggiunti Leonardo Agueci e Nino Gatto e dai pm Geri Ferarra e Claudia Bevilacqua.
Secondo le indagini nonostante questi amministratori fossero a conoscenza “dei risultati delle centraline di rilevamento poste sul territorio regionale, dell’andamento della qualità dell’aria, del persistere dei fenomeni di inquinamento con superamento dei limiti di legge, non avrebbero adottato le misure imposte dalla legge per il contrasto dell’inquinamento atmosferico. Innanzitutto non avrebbero presentato il Piano regionale di Risanamento dell’Aria in Sicilia che avrebbe dovuto essere lo strumento di programmazione e pianificazione degli interventi di risanamento contro l’inquinamento atmosferico e per la tutela della qualità dell’aria su scala regionale. Un documento, quindi, dai contenuti politici, amministrativi e tecnico-scientifici di elevato profilo e di importantissimi risvolti applicativi, stante la delicatezza della materia e gli aspetti connessi alla tutela dell’ambiente ed alla salvaguardia della salute dei cittadini siciliani.
La vicenda inizia nel settembre 2008 quando nel corso di un convegno ambientalista venne denunciato che il Piano, approvato ed adottato con Decreto dell’Assessore Interlandi n. 176/GAB del 9 agosto 2008, presentava ampie parti copiate dalla dall’omologo Piano predisposto dalla Regione Veneto cui gli estensori avrebbero attinto usando il sistema, copia e incolla. Il grave episodio di plagio ebbe risalto anche a livello nazionale, tanto da indurre “Striscia la Notizia” ad intervistare Pietro Tolomeo, dirigente generale del dipartimento dell’Assessorato Territorio e Ambiente, e Salvatore Anzà dirigente responsabile del progetto siciliano aria. Adesso è stato scritto un nuovo atto giudiziario sulla vicenda.
“Le autorità giudiziarie hanno individuato le responsabilità degli amministratori regionali – dichiara Giuseppe Messina, coordinatore regionale Movimento difesa del cittadino – che negli anni non hanno ottemperato ad un dispositivo di legge che richiamava gli stessi ad un’attività di prevenzione per la salute pubblica. Studi dell’ Organizzazione mondiale della sanità, hanno, infatti, sancito che le emissioni di fattori inquinanti nell’ambiente sono causa significativa di patologie e l’ esposizione a fattori cancerogeni molto rischiosi per la salute”.
Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia aggiunge: “In questi anni la Regione Siciliana non ha mai affrontato la vicenda nonostante le nostre sollecitazioni. Sollecitazioni che si sono spinte fino alla denuncia del caso clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto. In quel caso è stato significativo il fatto che la Regione Siciliana, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di aveva gravemente danneggiato l’immagine dell’amministrazione regionale (si ricordino gli articoli ironici su tutti i quotidiani nazionali), ha perseverato nel sottovalutare l’importanza di uno strumento indispensabile per restituire qualità all’aria che respiriamo”.
Legambiente Sicilia valuterà l’opportunità di costituirsi parte civile.