Nella sua attività all'Ars, De Luca s'è fatto notare per alcune trovate poco ortodosse: come quando, nella scorsa legislatura, per protestare contro l'allora presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè in seguito ad alcune vicende regolamentari, si denudò in sala stampa rimanendo in mutande, per poi coprirsi con la bandiera della Sicilia, usata come pareo.
Quest'anno il leader di Sicilia Vera - protagonista di dure battaglie in aula con la presentazione di migliaia di emendamenti in occasione della Finanziaria - ha cambiato sei volte gruppo parlamentare, arrivando a 'sostare' in quello del Pdl solo per poche ore: giusto il tempo per far saltare gli equilibri in una delicata conferenza dei capigruppo.
"Sono un battitore libero", ripete spesso De Luca, che nel corso della kermesse del suo partito si presentò sotto il simbolo di un enorme piccone e lo slogan: "Demoliamo la Regione
siciliana".
Insieme al deputato De Luca, sono stati arrestati il fratello Tindaro, un funzionario del Comune di Fiumedinisi, Pietro D'Anna e il presidente della commissione edilizia Benedetto Parisi. Diciotto gli indagati, prevalentemente amministratori comunali.
L'ordinanza, emessa dal Gip Daria Orlando, è stata eseguita ieri sera. I reati contestati agli indagati sono tentata concussione e falso in atto pubblico (e non abuso d'ufficio e concussione come detto in precedenza), commessi tra il 2007 e il 2009 all'interno di un programma di opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell'occupazione. Ma le indagini, coordinate dal procuratore di Messina Guido Lo Forte, dall'aggiunto Vincenzo barbaro e dal pm Liliana Todaro, hanno appurato che la quasi totalità degli interventi ha favorito direttamente o indirettamente De Luca e i suoi familiari.
Nel mirino dei magistrati ci sono la costruzione di un albergo con annesso centro benessere - strutture sequestrate - da parte della società "Dioniso" e la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf "Fenapi", oltre all'edificazione di 16 alloggi da parte della coop "Mabel". Opere realizzate nonostante la Regione siciliana aveva contestato, un anno prima, il Piano regolatore di Fiumedinisi, ritenendo che contenesse previsioni sovradimensionate. Ma la contestazione ha comunque portato il Comune a realizzare le opere e a modificare la destinazione urbanistica della zona. La tentata concussione sarebbe stata commessa nei confronti dei proprietari di alcune aree da cedere - a volte a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato - per consentire alla Mabel la costruzione degli alloggi.
I reati di falso riguardano l'approvazione del progetto in variante dei lavori di costruzione eseguiti dalla Dioniso e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi, realizzati per incrementare il valore commerciale di alcune aree ricadenti nel progetto e riconducibili alla ditta il cui amministratore unico è proprio il sindaco, che è anche fondatore e direttore generale della Fenapi. Il fratello, invece, è amministratore della coop Mabel. Le indagini sono partite dopo le denuncie del Wwf e dei consiglieri comunali di opposizione, e condotte dalla sezione di polizia giudiziaria dei vigili urbani di Messina.