La notizia è stata pubblicata oggi, sull'edizione palermitana di Repubblica. I 'discepoli' del parroco antimafia sono disposti ad aprire le porte del centro a Giuseppe Salvatore Riina, dopo che il figlio del boss è stato scarcerato per fare ritorno nella 'sua' Corleone. «Già da 18 anni prendiamo gli affidamenti in esecuzione penale esterna - dichiara il presidente del centro, Maurizio Artale -. La nostra non è una provocazione, crediamo che questo sia il luogo dove lui può veramente dimostrare, se ha deciso di fare questo, di dare un taglio netto con la vita del passato, quella sua e quella dei genitori. Il padre di Giovanni Riina ha mandato gli esecutori ad ammazzare Puglisi, dunque forse questo è proprio il posto giusto dove si può redimere, come ha fatto Grigoli pentendosi e facendo i nomi di chi lo ha mandato ad ammazzare Puglisi». Nel centro fondato da don Pino Puglisi lavorano già otto persone, che scontano la pena fuori dal carcere, ma anche una quindicina di ex detenuti e alcuni volontari che da anni puntano al riscatto di Brancaccio e si adoperano per il ripristino della legalità a Palermo. Giuseppe Salvatore Riina vorrebbe lavorare in un'associazione no-profit a Padova, ma è costretto a soggiornare a Corleone, dopo avere scontato otto anni e 10 mesi per mafia.