Il procedimento scaturisce da un’inchiesta che coinvolse diversi esponenti delle Fiamme Gialle per la presunta appropriazione di materiali posti sotto sequestro durante l’attività di servizio. Il processo proseguirà il 24 ottobre con gli interventi della difesa. Nel corso del dibattimento sono intervenuti finora molti ufficiali della Guardia di Finanza. Nel dibattimento, il colonnello Vincenzo Di Rella, ex dirigente del comando provinciale della Guardia di Finanza di Trapani, non ha saputo indicare dati rilevanti in relazione alla condotta dell’imputato. “All’epoca avevo alle mie dipendenze circa quattrocento persone. Non ricordo particolari episodi”. Sono stati sentiti anche il sottotenente Gioacchino Citino e Giuseppe Savi che hanno riferito di non avere mai nutrito sospetti nei confronti dell’imputato. Il luogotenente Girolamo D’Antoni, con cui il maresciallo Salvatore Scaturro ha collaborato per alcuni anni a Marsala, rispondendo ad una domanda dei legali, ha riferito di non avere rilevato mai alcuna manchevolezza. “Ha sempre svolto regolarmente l’attività a cui è stato preposto”, ha confermato il luogotenente Vincenzo Duran. Nessun rilievo negativo neanche da parte del luogotenente Vittorio Pendente, che conosce il maresciallo Salvatore Scaturro sin da quand’era bambino essendo cresciuti entrambi nello stesso quartiere.
Gli avvocati difensori di Scaturro sono Giuseppe Corso e Stefano Genco.
Scaturro fu arrestato nel Maggio 2009 dalla sezione di pg della polizia presso la Procura di Trapani.
Nel corso del processo si è assitito ad alcuni colpi di scena. Come quando ha testimoniato l'imprenditore Mario Sugameli, che ha riferito che Scaturro e il collega marescaillo Ernesto Fiorito, (già condannati) avrebbero accettato mazzette dall’imprenditore mafioso Mario Sucameli. I sottufficiali delle Fiamme gialle avrebbe intascato una mazzetta di 2000 euro per ammorbidire i risultati di un controllo a carico dell’imprenditore. “Fiorito e Scaturro – ha detto Sucameli – mi dissero che avrebbero dovuto sequestrare tutto. Il terreno, i mezzi. Ero appena uscito dal carcere. Mi avrebbero rovinato. Chiesi se potevano essere più morbidi”.Fiorito e Scaturro, ha ricordato il Pm, intercettarono un camion proveniente da un cantiere diretto in un terreno di proprietàdell’imprenditore, all’epoca da poco tempo tornato in libertà. Mario Sucamele spiegò che era tutto in regola. Che si trattava di materiale non nocivo. Fiorito e Scaturro risposero che avrebbero dovuto approfondire. Nel corso di un successivo incontro il primo avrebbe chiesto all’imprenditore se conosceva
un elettricista in grado di sistemare il suo citofono. Sucamele avrebbe compreso che era meglio pagare per evitare conseguenze. L’imprenditore avrebbe consegnato due banconote da 500 euro e poi anche una terza di stesso valore.
Ma a colpire sono anche le parole del Pm Guido Tarondo nella sua requisitoria. «C’erano sacche d’illegalità all’interno della Guardia di Finanza di Trapani». Il maresciallo Ernesto Fiorito, ex comandante del nucleo mobile della compagnia di Trapani - che ha definito separatamente la sua posizione - ed i suoi uomini, ha spiegato il magistrato, erano soliti appropriarsi di merce sequestrata nel corso dell’attività di controllo. "Chi opera in questo territorio, flagellato delle continue richieste estorsive imposte dall’associazione mafiosa, sa che condotte del genere
possono incidere negativamente in maniera pari o addirittura superiore».