Otto le persone, tutte del quartiere di San Giuliano, che sono finete in manette accusate a vario titolo di estorsioni a commercianti e artigiani.
L'operazione, denominata "Pizzo al pomodoro" per il fatto che molte delle vittime avevano la loro attività nel campo della ristorazione, è stata condotta in collaborazione con i poliziotti del Reparto prevenzione crimine di Palermo.
Oltre a chiedere il "pizzo" di 500 euro a ristoratori, artigiani, noleggiatori di apparecchiature elettroniche da intrattenimento, i criminali ottenevano, con le minacce, autovetture a noleggio gratuitamente e libero accesso alle sale scommesse estorte dove potevano effettuare puntate gratis.
Figura rilevante era quella di uno degli arrestati che gestiva il racket nonostante fosse sottoposto alla sorveglianza speciale; era riuscito persino a trasferirsi a Stoccarda dove è stato rintracciato grazie all'analisi dei contatti che aveva su Facebook. Utilizzando un account di comodo, impartiva ai complici direttive sulle richieste di denaro da fare, sulle persone da minacciare o su danni da effettuare.
Nel corso dell'indagine è stata anche ritrovata una partita di droga: quasi un chilo e mezzo di eroina acquistata con i proventi dell'attività estorsiva e destinata al mercato trapanese. I poliziotti hanno inoltre scoperto inoltre che il capo della banda criminale si serviva di minorenni - "i picciriddi" - per compiere ritorsioni e danneggiamenti o per "scortare" i criminali dalle vittime, in cambio di un premio di 500 euro.
Ignazio Cammareri, Ivan Randazzo ed Alberto Cangemi - tutti assistiti dall’avvocato Agatino Scaringi - ieri sono stati interrogati hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Oggi sono previsti gli interrogatori degli altri arrestati