Per Pietro Pizzo, dunque, tutto da rifare.
La Procura Generale di Palermo aveva presentato ricorso in Cassazione. L'impugnazione si basava sul riscontro “dell'erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche, di cui si deve tener conto nell'applicazione della legge penale”. In altre parole per la Procura generale i giudici di Appello (presidente La Barbera, a latere Messana) avevano preso una clamorosa svista, arrivando a giudicare Pizzo per un reato diverso da quello contestato, come se fosse imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, reato in nessun grado del giudizio mai ipotizzato.
I fatti risalgono alle Elezioni Regionali del 2001, quando Francesco Pizzo, figlio dell'ex senatore, fu candidato all'Ars ma perse le elezioni.
Il 29 aprile 2004 Pietro Pizzo venne arrestato con l'accusa di associazione mafiosa e voto di scambio, nell'operazione “Peronospera II”.L’ex vigile urbano del Comune di Marsala, Mariano Concetto raccontò che Pizzo si rivolse a lui per ottenere mille voti in occasione della candidatura di suo figlio
Pizzo in primo grado era stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione.