Ciro Caravà è quel sindaco che ha promesso un condono edilizio straordinario ai suoi cittadini in cambio della sua rielezione. Un modo di amministrare la cosa pubblica più che sospetto e perfettamente in linea con le gravi accuse che gli vengono contestate”.Così Vittorio Cogliati Dezza e Mimmo Fontana commentano la notizia del blitz condotto questa mattina dai carabinieri del Ros che ha fatto scattare le manette ai polsi di 11 persone riconducibili al clan locale di Cosa nostra. Lo scorso giugno, nelle pagine del dossier Mare Monstrum, Legambiente aveva denunciato la vicenda di Caravà, che aveva condotto la campagna elettorale garantendo la sanatoria edilizia agli 800 proprietari di case abusive lungo gli otto chilometri di costa del paese. Il sindaco assicurava di aver trovato cavilli giuridici negli archivi della regione Siciliana che permettevano di “risolvere il problema”. Quelle case però erano e restano insanabili, perché realizzate entro i 150 metri dal mare, fascia su cui la legge regionale del 1976 impone l’inedificabilità assoluta. Per questo il Sindaco si era meritato anche la bandiera nera di Goletta Verde. Ad alimentare i sospetti sull’integrità dell’amministrazione, sempre a giugno del 2011, fu l’arresto di due consiglieri comunali di maggioranza mentre intascavano mazzette per agevolare delle pratiche edilizie e le dimissioni di un terzo consigliere a causa dei rapporti con il fratello – ora in carcere - del superlatitante Matteo Messina Denaro. Ricordiamo che già nel 2008 il Ministero dell’interno aveva disposto un’ispezione per presunte infiltrazioni mafiose. “Oggi dalle intercettazioni abbiamo avuto la conferma di come al Comune di Campobello i mafiosi fossero di casa - proseguono Cogliati Dezza e Fontana - ma i segnali inquietanti della loro familiarità con gli amministratori locali certo non mancavano. Nonostante ciò la politica non è stata in grado di impedire una gestione quantomeno sospetta del bene pubblico ed è dovuta intervenire la magistratura per porre fine a questa vicenda”.
14,40 - Dichiarazione del Presidente del Consiglio Comunale di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione:
"Lo sgomento e lo sconforto per la notizia che ho appreso stamattina mi rattrista, così come penso e voglio sperare rattristi l’intera città. Ripongo massima fiducia nelle forze dell’ordine, certo che il lavoro da loro svolto sia sempre teso a ristabilire la legalità e la trasparenza nelle istituzioni e nelle nostre città.
Resto, altresì, fiducioso che il nostro Sindaco, da sempre impegnato in prima linea nella lotta contro la mafia e per il rispetto della legalità e della trasparenza amministrativa, possa dimostrare la propria innocenza, per il bene suo e della sua famiglia a cui rimango molto vicino.
Ma, soprattutto, per il bene della nostra città che ancora una volta viene portata agli onori della cronaca per fatti che, personalmente e nella carica di presidente del Consiglio comunale che mi onoro di rivestire, respingo e aborro fortemente.
14,10 - Il Sindaco della città di Castelvetrano, Gianni Pompeo, appresa la notizia dell’importante operazione antimafia Campus Belli, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del ROS in esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nei confronti di undici persone, tra le quali anche Ciro Caravà, sindaco di Campobello di Mazara, ha voluto esprimere il suo apprezzamento per il lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dalla magistratura: “Voglio indirizzare un sincero plauso ai carabinieri ed agli organi inquirenti, che con il loro indefesso impegno hanno portato allo smantellamento di un apparato criminale che infangava la città di Campobello - ha dichiarato il sindaco - Sapere che sia stato poi compiuto un ulteriore passo avanti nel estirpazione di quella rete di fiancheggiatori che negli anni ha coperto la latitanza del pericoloso capomafia Matteo Messina Denaro, rafforza in me la convinzione che presto si possa chiudere il cerchio attorno al latitante. Allo stesso tempo non posso nascondere la profonda amarezza nell’apprendere che un collega sindaco sia coinvolto in quest’operazione- conclude Pompeo -un uomo delle istituzioni dovrebbe rappresentare un’ altissima integrità morale e fungere da esempio di correttezza e di onestà per tutta la comunità che rappresenta”.
14,06 - Personaggio incredibile fino alla fine, Ciro Caravà. Ai carabinieri che sono andati ad arrestarlo questa mattina all'alba a casa sua il Sindaco ha detto: "Siete sicuri? Ci sarà stato sicuramente un errore di persona". E' uno dei particolari che è emerso nella conferenza stampa di questa mattina a Palermo nella quale sono stati presentati i dettagli dell'operazione.
13,40 - L'onorevole Giuseppe Lo Giudice, componente del gruppo parlamentare «Alleati per la Sicilia» e Vice Presidente della Commissione Sanità all'Ars, interviene sull'arresto del sindaco di Campobello di Mazara Ciro Caravà: «Nel marzo di quest'anno, inascoltato, mentre si discuteva delle alleanze politiche per le elezioni amministrative, avevo dichiarato: “In una realtà difficile quale quella di Campobello di Mazara c'è un discrimine politico che è la pratica concreta della cultura della legalità. Occorrono forti segnali di cambiamento, scelte limpide, e comunque di netta rottura rispetto all'attuale sistema di potere. Chi non se ne accorge, tentenna o fa finta di non vedere quello che è sotto gli occhi di tutti, se ne assume le responsabilità politiche e morali. L'operazione dei Ros di oggi è una triste conferma di quanto allora paventato. La politica sapeva, tutta, ma non ha fatto nulla. Proprio su Campobello si è consumata la mia rottura con l'Api, non potendo tollerare che il coordinatore provinciale Liborio Ciacio siglasse accordi con Caravà. Mi auguro adesso di non leggere attestati di ipocrita solidarietà agli inquirenti, ma che ci si interroghi, semmai, sul perché, a Campobello, si è fatto finta di non vedere»
12,45 - Stiamo assistendo ad una vera e propria 'mitizzazionè del boss latitante Matteo Messina Denaro». Lo ha detto il capitano Pierluigi Giglio, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Trapani, commentando gli 11 arresti eseguiti la notte scorsa nel trapanese e che hanno fatto terra bruciata attorno al boss latitante Messina Denaro. «Dalle numerose intercettazioni, telefoniche e ambientali, non solo nell'ambito dell'inchiesta di oggi ma anche in altre indagini -spiega ancora Giglio- ci siamo resi conto che ci sono tantissimi giorni di Castelvetrano (Trapani, ndr) che hanno una sorta di adorazione per Messina Denaro. E non parlo soltanto di uomini vicini a Cosa nostra ma di persone della media borghesia e di studenti che nulla hanno a che vedere con Cosa nostra. Insomma, c'è una sorta di mito nei confronti del boss Messina Denaro». In particolare, c'è un'intercettazione telefonica in cui un operaio dice al suo interlocutore: 'Mi piacissi favorire a latitanza di Messina Denarò (Mi piacerebbe favorire la latitanza di Messina Denaro, ndr). «Questo è uno dei tanti esempi -spiega ancora Giglio- ma ce ne sono altri ancora. Matteo Messina Denaro non è certo il Bernardo Provenzano che abbiamo conosciuto che mangia cicoria e ricotta in un casolare abbandonato.Stiamo parlando di un vero e proprio 'figlio d'artè. Matteo è il figlio del boss Francesco Messina Denaro che ha rappresentato un posto di indubbia rilevanza in Cosa nostra».
12,05 - Questa estate, il Sindaco di Campobello, Ciro Caravà, per replicare alle accuse circa le infiltrazioni mafiose al Comune da lui diretto, la sua volontà di aprire un casinò, e le strane idee sulla sanatoria delle case abusive a Campobello, rilasciò un'intervista a Giacomo Di Girolamo, pubblicata poi su Esse. La potete leggere cliccando qui.
11,30 - Il sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, è in carica dal 2006 ed è stato rieletto nelle ultime amministrative nel maggio 2011. Alla guida di una giunta di centrosinistra, vicino al Pd, Caravà, 52 anni, ragioniere, è stato consigliere comunale dal 2001 al 2006, anno in cui fu eletto sindaco con il sostegno di Pd, Mpa e Democrazia e libertà e con l'appoggio esterno di Api e la lista Fratelli d'Italia. Era noto soprattutto per il suo impegno antimafia e per la sua adesione a campagne di lotta "sociale" alla criminalità organizzata. Per non destare sospetti, aveva anche deciso di far costituire il Comune parte civile nei processi a carico del boss. Solo un anno fa aveva inaugurato un centro dell'Avis su un fondo confiscato al boss locale Nunzio Spezia, morto nel 2009. Ma secondo gli investigatori il sindaco era «l'espressione politica della locale consorteria mafiosa», vicino al latitante e alla cosca di Campobello. Numerose intercettazioni lo tirano in ballo. In una conversazione la moglie di un boss spiega al marito che proprio grazie al sindaco avrebbe ottenuto in regalo i biglietti aerei per raggiungere il congiunto nel carcere del Nord Italia. Non solo: Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune. Già nel 2006 era stato denunciato per estorsione e voto di scambio, ma l'inchiesta finì con un'archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose.
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11,20 - Il Comune di Campobello aveva anche aderito ad "Avviso Pubblico", l'associazione degli enti locali che lotta contro la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni nella pubblica amministrazione. Ma non pagava le quote dal 2007. Lo rileva una nota della stessa associazione: "Il Comune di Campobello ha aderito nel 2006 versando una sola annualità di quota di iscrizione e risultando moroso per gli anni successivi. Non ha mai partecipato a nessuna attività o iniziativa".
11,15 - Appresa la notizia della operazione di stanotte, condotta dai carabinieri del ROS, che ha portato all’arresto, fra gli altri, del Sindaco Ciro Caravà, il Presidente Peppe Poma, a nome dell’intero Consiglio Provinciale di Trapani, ha voluto esprimere il compiacimento ed il plauso per la nuova retata antimafia che, facendo seguito alle due cosiddette “Operazioni Golem” (giugno 2009 e marzo 2010), ha praticamente consentito la vera e propria decapitazione della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara che risulta essere sempre stata fra le più attive del mandamento di Castelvetrano, diretta espressione del superboss ancora latitante, Matteo Messina Denaro.
11,10 - “Già durante la scorsa campagna elettorale avevamo denunciato presunte infiltrazioni mafiose in seno all’amministrazione comunale guidata da Cirò Caravà”. Lo afferma Livio Marrocco, capogruppo all’Ars di Fli e vice presidente della Commissione regionale Antimafia, sottolineando che “il blitz antimafia di oggi sembra confermarle, tracciando uno scenario inquietante sulla connivenza tra certa politica e la mafia che ora andrà al vaglio dei giudici. Intanto alla procura e ai carabinieri va il nostro plauso per la brillante operazione che fa terra bruciata intorno a Matteo Messina Denaro”.
10,50 - "Mi auguro che possa dimostrare la sua estraneità" è la dichiarazione del senatore Nino Papania, esponente di punta del Pd, in riferimento all'arresto del Sindaco di Campobello Ciro Caravà. "Ma io - aggiunge Papania - ero contrario alla sua ricandidatura a Sindaco". Il senatore (fresco di condanna di risarcimento danni alla Regione Siciliana da parte della Corte dei Conti) aggiunge: "Comunque io non mi reco a Campobello da diversi anni".
09,15 - I Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del ROS hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di undici persone, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo, su richiesta della D.D.A del capoluogo siciliano. Le investigazioni, avviate nel 2006 e coordinate dal Procuratore Aggiunto Dott.ssa Maria Teresa PRINCIPATO e dai Sostituti Procuratori Dott.ssa Marzia SABELLA e Dott. Pierangelo PADOVA, hanno permesso di acquisire un esaustivo quadro indiziario nei confronti di importanti uomini d'onore della "famiglia mafiosa" di Campobello di Mazara, oltre che di insospettabili cittadini, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni.
I provvedimenti restrittivi scaturiscono da un’articolata attività investigativa, sviluppata dall'Arma dei Carabinieri nell’ambito della manovra finalizzata alla ricerca del noto latitante MESSINA DENARO Matteo, che ha permesso di far luce sugli assetti e le dinamiche criminali della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente una delle più attive del mandamento di Castelvetrano (TP).
L’indagine ha esplorato le attività della consorteria criminale, documentandone la composizione organica e lo sviluppo delle dialettiche interne, con riferimento alla conflittualità tra due opposti schieramenti riconducibili rispettivamente all'anziano boss Leonardo BONAFEDE e a Francesco LUPPINO, di recente arrestato nell'ambito dell'operazione "GOLEM", ritenuto uno dei fiancheggiatori del latitante trapanese.
Importanti elementi sono stati acquisiti con riguardo alle modalità di controllo delle attività economiche e produttive del territorio, attraverso la gestione occulta, da parte di "cosa nostra" campobellese, di società ed imprese in grado di monopolizzare il remunerativo mercato olivicolo ed altri settori dell'economia.
Sono stati accertati collegamenti, ritenuti gravemente indiziari dall'A.G., del Sindaco di Campobello di Mazara, Ciro CARAVA', considerato "l’espressione politica" della locale consorteria mafiosa, in carica dal giugno del 2006 e rieletto nelle ultime amministrative (maggio 2011), con esponenti del sodalizio.
Le risultanze probatorie acquisite hanno infatti consentito di tratteggiare i rapporti intrattenuti da Ciro CARAVÀ con esponenti della locale famiglia mafiosa.
Nel corso dell'operazione, oltre al capo della "famiglia mafiosa" campobellese Leonardo BONAFEDE, inteso "u zu Nardino", è stato arrestato Filippo GRECO, noto imprenditore campobellese, da tempo trasferitosi a Gallarate (VA), ritenuto uno dei principali finanziatori nonché il "consigliere economico" dell'organizzazione mafiosa.
Misure cautelari sono state inoltre eseguite nei confronti di Cataldo LA ROSA e Simone MANGIARACINA, considerati il “braccio operativo” del capo della famiglia mafiosa, a favore del quale organizzavano riservati incontri, eseguivano gli ordini più svariati e controllavano le attività economiche che si svolgevano sia nel settore edile e sia, soprattutto, nel mercato olivicolo, occupandosi anche del sostentamento degli associati detenuti.
Destinatari dei provvedimenti cautelari sono inoltre: Calogero RANDAZZO, già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis; Gaspare LIPARI, al quale è contestato di aver svolto un "ruolo operativo" nell'organizzazione mafiosa, avendo, di fatto, svolto la funzione di "collegamento" tra il sindaco Ciro CARAVÀ ed il capomafia BONAFEDE Leonardo; Vito SIGNORELLO, anche egli condannato per mafia, il quale, lungi dal recidere il vincolo con l’associazione mafiosa, ritornato in libertà, non ha esitato a manifestare l’indissolubile e perdurante legame con la famiglia campobellese, eseguendo gli ordini dell'anziano capo mafia e mettendosi a sua disposizione per il soddisfacimento delle finalità dell'associazione.
Nel medesimo contesto è stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di una attività economica operante nel settore olivicolo, riconducibile ai vertici dell'organizzazione e fittiziamente intestata a prestanomi contigui al sodalizio campobellese, del valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
Le indagini hanno, infatti, accertato che BONAFEDE Leonardo e MANGIARACINA Simone, in concorso con Cataldo LA ROSA e Antonino MOCERI, hanno attribuito fittiziamente la disponibilità e la titolarità delle quote societarie e dei beni aziendali della società “EUROFARIDA s.r.l. ” operante nel settore olivicolo, ad Antonio TANCREDI e alla moglie di Antonino MOCERI allo scopo di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, con l'aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.
A MOCERI ed al TANCREDI è stato contestato, oltre all'intestazione fittizia di beni, anche il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver consapevolmente fornito alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, nella quale non erano organicamente inseriti, un contributo dotato di effettiva rilevanza causale ai fini del rafforzamento dell'associazione e del più efficace raggiungimento degli scopi criminali dell'associazione medesima, avendo consentito alla predetta associazione mafiosa di infiltrarsi nel redditizio settore della olivicoltura.
09,07 - Alle 10 e 30 ci sarà una conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione, denominata "Campus Belli". Si terrà al Palazzo di GIustizia di Palermo. Sarà presieduta dal Capo della Procura della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, dall'aggiunto Principato, che ha coordinato le indagini condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri con la collaborazione del Ros. Interverrà il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani, Colonnello Ferdinando Azzaro.
09,05 - “Plauso alle forze dell’ordine e alla magistratura per l’ennesimo colpo assestato a Cosa nostra nel Trapanese. Occorre proseguire in
questa azione di contrasto potenziando i controlli tanto nelle pubbliche amministrazioni quanto in settori strategici dell’economia”. Lo afferma Giulia Adamo, capogruppo dell’Udc all’Ars, commentando l’operazione dei carabinieri dei Ros a Campobello di Mazara.
08,50 - Ciro Caravà è stato oggetto di molte inchieste della redazione di www.marsala.it, con tanto di querele a nostro carico.In particolare in ultimo ci eravamo occupati dell'avviso di garanzia ricevuto per concussione per una presunta tangente di 20.000 euro chiesta ad un imprenditore nel 2005. Caravà inoltre era il primo Sindaco nell'organizzazione di manifestazioni antimafia in Sicilia. Aveva anche deciso di fare costituire il Comune parte civile nei processi a carico del boss Matteo Messina Denaro, ma secondo gli investigatori Ciro Caravà, sarebbe stato vicino al latitante e alla famiglia mafiosa della zona. Sono numerose le intercettazioni a tirare in ballo il primo cittadino. In una conversazione la moglie di un boss spiega al marito che proprio grazie al sindaco avrebbe ottenuto in regalo i biglietti aerei per raggiungere il congiunto nel carcere del Nord Italia. Gli inquirenti sono convinti, inoltre, che il sindaco Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune. Come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Pino, già nel 2006 Caravà era stato denunciato per estorsione e voto di scambio. Una vincenda della quale www.marsala.it si occupò sin dal 2008 (e che ci costò la prima querela...). Ma l’inchiesta finì con un’archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Il decreto di scioglimento, però, non è stato mai firmato. Caravà è stato rieletto primo cittadino nel giugno scorso, promettendo, tra l'altro, l'aperturà di un casinò...
08,25 - L'operazione è stato condotta dai carabinieri del Ros. Hanno decapitato la famiglia mafiosa trapanese di Campobello di Mazara, ritenuta una delle ultime roccaforti del ricercato numero uno di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. In manette sono fine 11 persone. Secondo gli investigatori la famiglia mafiosa di Campobello avrebbe mantenuto uno stretto collegamento con il boss dei boss. Al centro delle indagini, avviate nel 2006 sotto la direzione della procura distrettuale antimafia di Palermo, c'è quello che è' considerato uno dei sodalizi più vicini a Messina Denaro, capo indiscusso della mafia trapanese e punto di riferimento per l'intera struttura di Cosa Nostra. Secondo gli investigatori, la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano, "attraverso un pervasivo controllo del territorio", sarebbe riuscita ad "infiltrare progressivamente le attività imprenditoriali ed economiche dell'area". Le 11 persone destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare del gip di Palermo, tutte ritenute affiliate alla "famiglia", sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.
08,00 - E' stato arrestato il sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà. L'accusa è pesantissima: "E' organico al clan di Messina Denaro". Ciro Caravà è accusato di associazione mafiosa. Secondo la Dda Palermo e i carabinieri del Ros avrebbe pagato decine di biglietti aerei ai familiari dei boss detenuti al Nord e distribuito appalti alle ditte dei clan. Dalle intercettazioni è emerso anche il sostegno elettorale di Cosa nostra al primo cittadino. In manette, altre dieci persone, fra esponenti mafiosi e insospettabili ritenuti fedelissimi della Primula rossa di Cosa nostra: c'è pure un ex funzionario della prefettura di Trapani
Nella sua stanza, in Municipio, teneva ben in vista le foto di Falcone e Borsellino: il sindaco pidiessino di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, aveva fatto aderire il suo Comune all’associazione Libera e si era anche costituito parte civile nel processo ai favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. Eppure, i mafiosi più vicini a Messina Denaro continuavano a dire un gran bene di lui: “Io gli ho portato un mare di voti”, sussurrava uno dei messaggeri del padrino, Franco Luppino, che non sospettava di essere intercettato. “L’altra sera, il sindaco l’ho sentito parlare in Tv. Minchia, se non lo conoscessi…".
Ciro Caravà è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del Ros con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo il procuratore aggiunto Teresa Principato e i sostituti Pierangelo Padova e Marzia Sabella, il primo cittadino rieletto a giugno a fuor di popolo sarebbe stato addirittura “organico” alla famiglia mafiosa di Campobello, una delle più fedeli al verbo dell’imprendibile Matteo Messina Denaro, ormai latitante dal 1993.
Sono soprattutto le intercettazioni a mettere nei guai il primo cittadino. Gli investigatori del Ros hanno ascoltato ad esempio la moglie del boss Nunzio Spezia mentre dice al marito, detenuto in un carcere del Nord Italia: “Vedi, in due anni di sindaco quanto abbiamo risparmiato? Dopo le elezioni mi ha detto: vossia fino a quando va e viene dallo zio Nunzio, biglietti non ne paga più. Io gli telefono, gli ordino i biglietti e li passo a ritirare”. Dalle indagini dei carabinieri di Trapani è emerso che il sindaco Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune.
Possibile che mai nessuno avesse avuto sentore della doppia vita di Ciro Caravà? Nel provvedimento di arresto, firmato dal gip di Palermo Maria Pino, si ricorda che il vulcanico primo cittadino era stato denunciato nel 2006 dalla polizia per estorsione e voto di scambio. Ma quella volta, l'inchiesta fu archiviata. Le polemiche tornarono però all'indomani di un blitz contro i favoreggiatori di Messina Denaro: uno degli arrestati, Franco Indelicato, era stato consulente del sindaco; un altro, tale Domenico Nardo, citava addirittura Caravà nelle intecettazioni. Lui, come sempre, respinse tutte le accuse: "Nardo? E' un impresario romano di spettacoli. L'ho conosciuto perché mi ha venduto un concerto di Bobby Solo".
Ma nel 2008, il ministero dell'Interno mandò gli ispettori al Comune di Campobello, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Quella volta, i boss e i loro insospettabili complici, temettero il peggio.
"Qua ci commissariano il Comune", diceva un dipendente della prefettura di Trapani, Giovanni Muracci, molto vicino al sindaco. Anche lui era intercettato dai carabinieri: si lamentava perché i mafiosi frequentavano ormai troppo spesso il Comune. "I soldi, le tangenti ce li portano a casa. Ma che bisogno c'è di andare là... in Comune non ci doveva avvicinare nessuno. A me dispiace perché quel cretino pensava che dicendo antimafia si salvava, invece adesso gliel'hanno incappolata. Arrangiati".
Per Giovanni Muracci, il "cretino" era il sindaco Caravà, che si sarebbe esposto troppo, assumendo persino la moglie di un mafioso nel suo staff. Ma alla fine, il Comune di Campobello non fu sciolto dal consiglio dei ministri. E questa notte, è finito in manette anche Muracci, oggi in pensione, per i suoi rapporti con il capomafia di Campobello, Leonardo Bonafede.
Nonostante i sospetti, Ciro Caravà ha fatto il pieno di voti alle elezioni del giugno scorso. Doveva aver fatto molta presa il suo appello in campagna elettorale: "Abbiamo individuato un decreto firmato una quarantina di anni fa dall'allora presidente della Regione - annunciò - saranno salvate dalle demolizioni almeno un migliaio di case costruite dopo il 1976 a meno di 150 metri dalla battigia". L'eco di quell'appello pro-abusivismo arrivò fino a Roma: il segretario del Pd Pierluigi Bersani chiese chiarimenti al segretario regionale Lupo, che a sua volta telefonò a Caravà. Ma il sindaco di Campobello non si scompose più di tanto e offrì le sue motivazioni. D'altro canto, l'equilibrismo è stata sempre la sua migliore specialità: prima comunista, poi uomo di Forza Italia, e poi ancora del Pd..