‹‹Un lavoro minuzioso quello di forze dell'ordine e magistratura – scrive Ruggirello - che va a scardinare un'altra cellula dell'associazione mafiosa. I fatti e le testimonianze avevano già descritto un quadro operativo di come la mafia si stava muovendo nel territorio di Campobello. Ormai è inevitabile, a vincere è lo Stato››. È stato uno dei primi, dicevamo. Magari non ha fatto in tempo a leggere l’ordinanza di arresto, Ruggirello, per accorgersi che spunta anche il suo nome. Il deputato del partito di Lombardo non è indagato, ma figura in diversi passaggi.
I fatti risalgono alla campagna elettorale per le elezioni regionali del 2008, quando sia Ciro Caravà che Ruggirello erano candidati. Dalle carte della Dda di Palermo emerge che uno degli arrestati nell’operazione di venerdì, Giovanni Buracci, avrebbe appoggiato la candidatura del deputato trapanese. Buracci, 77 anni, è un funzionario della polizia in pensione che prestava servizio alla Prefettura di Trapani e in particolare era addetto all’ufficio per trasmissione di documentazione riservata, alle certificazioni antimafia e patenti sorvegliati speciali.
C’è un’intercettazione in cui Buracci comunica al boss Leonardo Bonafede il suo appoggio a Ruggirello e non a Caravà perché ‹‹si stava attivando per fare assumere la figlia presso un ospedale››.
Il 2 aprile 2008 Buracci, col genereo Pietro Petrusa e il cognato Vincenzo Tamburello vanno a trovare “u zu Nardu” e gli spiegano tutta la situazione. ‹‹Vossia – si legge nelle trascrizioni - sa che mia figlia vinse il concorso allora all'ospedale... ci furono problemi.... mia figlia si è classificata la nona. I posti sono sei, però due di questi qui, dei primi sei devono andare a Palermo, perciò la graduatoria scivola e prendono la settima e l'ottava, e mia figlia rimane sempre fuori…. Non c'è stato verso e maniera di farla... ora Paolo Ruggirello, Bice, si sono avvicinati a mia nuora e si è avvicinato a noi altri, mio... mio genero ce ne ha parlato... ce ne ha parlato dice: “Io ho questo problema di moglie un concorso che ha vinto, lei non è stata... siamo arrivati con ritardo con la raccomandazione...” ››.
Poi Buracci racconta della telefonata e incontro tra Ruggirello e Petrusa : ‹‹Piero ti aspetto all’ingre.. a te e a tua moglie dietro l’ospedale dove c’è (..) e salirono dove c’è il manager, quello che fa i concorsi…››. Per filo e per segno i due spiegavano a Bonafede quello che era successo: ‹‹non è che noi altri stiamo dicendo che deve andare a chiamare la ventesima, la venticinquesima! C(..) Io .. si tratta, gli dissi, di scorrere la graduatoria di un posto, no di dieci posti, di un posto e quello si è messo a disposizione››. Poi, è sempre Buaracci che parla, ‹‹l’onorevole Ruggirello ha uscito l’appunto (..)e allora ci disse il manager: “Dottoressa stia tranquilla io la cosa la prendo molto a cuore, la cosa io ce l’ho a cuore, può darsi che la chiamo pure tra qualche giorno per fare un anno di .. può darsi (..)”››.
Le elezioni poi andarono male per Caravà che non fu eletto al parlamento siciliano, ma non per Paolo Ruggirello. E proprio dopo le consultazioni elettorali Buracci organizza una sorta di incontro politico a porte chiuse in cui avrebbero presenziato anche il deputato dell’Mpa e Caravà.
Per organizzare l’incontro Buracci contatta un certo Paolo Barruzza. È il 6 giugno, il giorno dopo il genero di Buracci, Pietro Petrusa, parla con Baruzza per definire i dettagli dell’incontro che si sarebbe dovuto tenere l’indomani, una domenica. ‹‹Domani alle 5 e un quarto abbiamo appuntamento – dice Petrusa a Baruzza - qui da mio suocero con Paolo Ruggirello ed il Sindaco (Caravà), e vogliamo che anche tu sia presente››. Baruzza è d’accordo.
A questo punto, Petrusa passa il cellulare al suocero, il quale riferiva di essersi incontrato da poco con Caravà e di aver concordato telefonicamente con Ruggirello l’incontro per il giorno successivo: ‹‹Ho detto a Piero “Piero, chiama a Paolo Ruggirello”. Gli ha telefonato e gli ha detto “Io sono qui, a casa di mio suocero, con il Sindaco, con il nostro Sindaco. Tu quando puoi essere disponibile?” dice (Ruggirello): “Io domani pomeriggio sono a Castelvetrano alle 3 … Alle 5 posso essere a Campobello” “Sindaco, lei è disposto alle 5?” “Per me è perfetto” “Allora ci vediamo tutti a casa mia alle 5” ››. E l’incontro si fa, l’indomani, domenica 8 giugno 2008. Alla riunione ci sono Caravà, Ruggirello, Buracci, Petrusa, e Barruzza. Poi c’era anche Gaspare Lipari, ritenuto l’anello di congiunzione tra i vertici del clan campobellese e Ciro Caravà.
La sua presenza è molto strana, e gli esiti dell’incontro Buracci li spiega direttamente alla moglie in una telefonata proprio la stessa sera. ‹‹Si era discusso – scrive la Dda - dei reciproci vantaggi politici che Caravà e Ruggirello avrebbero potuto trarre da una sorta di “intesa programmatica” – da costruirsi sotto l'egida del Buracci – su temi di interesse comune››. Per i magistrati la telefonata è fondamentale per capire il grado di collusione di Caravà con gli ambienti mafiosi di Campobello, scrivono infatti: ‹‹il sindaco dell'importante centro belicino era in legami così stretti con la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara da non potersi esimere dal far assistere un esponente della stessa (Lipari) ad un incontro con un deputato regionale (Ruggirello), nonostante ciò potesse creare evidenti imbarazzi al suo interlocutore (quantomeno per i pregressi periodi di detenzione del Lipari)››.
Ruggirello però non ne esce molto convinto dall’incontro, non gli va giù la presenza di un uomo dal passato così pesante a quell’incontro. Buracci e la moglie parlano di questo. L’ex poliziotto dice: ‹‹Adesso Aspano (Lipari ndr) va da Nardo (Bonafede ndr)… Certo gli dirà “c’è stata la riunione a casa del Maresciallo”… Paolo Ruggirello, quello è rimasto come uno stronzo››.