Brusca ha raccontato anche che il boss Francesco Messina Denaro aveva indicato Vito Mazzara, imputato al processo per l'omicidio di Rostagno, come esecutore per la strage di Capaci. Brusca parla anche del ruolo dei mazaresi e di Mariano Agate sempre vicini ai corleonesi. "Con Riina abbiamo parlato del delitto Rostagno, e io gli chiesi se lui ne sapeva parlare, lui mi ha detto si, si sono tolti questa rogna, questa rottura di scatole, Rostagno era un problema per il territorio di Trapani, I mazaresi avevano tolto quella persona (Rostagno)". I pm davanti ai tanti non ricordo di Brusca leggono i verbali delle dichiarazioni rese ai magistrati in cui Riina disse a Brusca "si levarono sta camurria", "il delitto interessava a Trapani"
Continua la testimonianza dei pentiti di mafia al processo per l'omicidio di Mauro Rostagno. Dopo Vito Sinacori, oggi è il turno di Giovanni Brusca, il boss e killer di San Giuseppe Jato che premette il pulsante della bomba di Capaci e che sciolse nell'acido il piccolo Di Matteo.
Nel giorno dell'audizione del super testimone, riecheggiano ancora le parore di Vito Sinacori, il collaboratore di giustizia ascoltato quindici giorni fa, il quale ha dichiarato: "In mia presenza Francesco Messina Denaro disse a Francesco Messina di aver detto a Virga di farsi Rostagno". Secondo Sinacori,dunque,l'omicidio Rostagno ("farsi" significa "uccidere"), nasce da un accordo dei tre massimi esponenti di Cosa nostra trapanese a cavallo tra gli anni '80 e '90.
L'omicidio del sociologo e giornalista Mauro Rostagno è avvenuto nelle campagne di Valderice il 26 settembre 1988. Secondo Sinacori l'allora capomandamento di castelvetrano, Francesco Messina Denaro (morto di vecchiaia ancora latitante negli anni Novanta e padre dell'ultimo grande latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro) rivelo' di avere dato l'ordine di uccidere Rostagno direttamente a Vincenzo Virga, all'epoca boss di Trapani, nel corso di un incontro con Francesco Messina "mastro Ciccio", esponente della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Il collaboratore ha comunque precisato che "non si facevano delitti senza il consenso di Riina, da quando prese il posseso di Cosa nostra a partire dagli anni '80; doopo la guerra di mafia dell'81 -ha ribadito- Riina divenne il despota". Nel corso della deposizione Sinacori ha ricordato che Rostagno "dava fastidio a tutta Cosa nostra per quello che diceva attraverso il mezzo televisivo; ogni giorno parlava male di Cosa nostra".
Nel procedimento attualmente in corso dinanzi la Corte d'Assise presieduta da Angelo Pellino, sono imputati Vincenzo Virga, quale mandante dell'omicidio, e Vito Mazara, ritenuto tra gli esecutori materiali del delitto e condannato in passato quale killer di Cosa nostra trapanese. Riguardo a Vito Mazara, il pentito Sinacori ha affermato di non avere mai commesso omicidi insieme a lui.