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13/02/2012 05:44:20

La Cassazione conferma l'obbligo di soggiorno per Nasca: "Anche da pensionati si può aiutare la mafia"

E' per questa ragione che la Sesta sezione penale della Cassazione ha convalidato l'obbligo di soggiorno nei confronti di Francesco Nasca, ex direttore dell'Agenzia del Demanio di Trapani, indiziato di appartenenza ad associazione mafiosa "per essersi attivato, negli anni in cui esercitava l'incarico, per aiutare la famiglia mafiosa capeggiata da Francesco Pace a riacquistare i beni alla stessa confiscati". L'obbligo di soggiorno, all'ex funzionario, era stato convalidato dalla Corte d'appello di Palermo il 27 aprile 2011. Contro la misura preventiva, la difesa dell'ex funzionario ha fatto ricorso in Cassazione facendo notare che Francesco Nasca era stato messo a riposo dall'attivita' dal 1 gennaio 2009 e che pertanto era venuta meno "la possibilita' di prestare la propria opera a favore dell'associazione mafiosa", a dimostrazione che non ci sarebbe il "requisito dell'attualita' della pericolosita' sociale". La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile la tesi difensiva e ha fatto sue le motivazioni d'appello che hanno dato "motivazione non censurabile - rileva piazza Cavour -, osservando che la risoluzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione non eslcudeva che" l'ex funzionario "potesse continuare a collaborare con l'associazione mafiosa mettendo a frutto l'esperienza lungamente maturata nello specifico settore e sfruttando, per i fini propri dell'associazione, le amicizie e le relazioni personali matutare in ambito lavorativo perpetuando il rapporto sinallagmatico con il sodalizio".

Francesco Nasca, ai tempi direttore tributario dell'Agenzia del Demanio di Trapani  ed ex responsabile del servizio preposto alla gestione ed alla destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose, fu arresato nel 2007 con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. La polizia ha accertato che Francesco Nasca avrebbe rallentato le procedure amministrative previste dalla legge nel settore della gestione e della destinazione dei beni confiscati alle organizzazione mafiose affinchè i beni ritornassero nella disponibilità dei boss.

Nel marzo 2010 il tribunale di Trapani ha condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa l'ex funzionario d Secondo l'accusa, Nasca si è adoperato per favorire la "famiglia" mafiosa di Trapani nel tentativo di riappropriarsi di un bene confiscato: la "Calcestruzzi Ericina", appartenuta al boss trapanese Vincenzo Virga. 20.000 euro ciascuno per gli Enti che si sono costituiti parte civile: i comuni di Trapani, Erice e Valderice, la provincia e Confindustria Trapani. Fu il prefetto dell'epoca, Fulvio Sodano (trasferito subito dopo e su cui sta indagando la Dda di Palermo) a sventare l'operazione avviata da Nasca