Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
16/02/2012 05:55:24

Antonino Pedone, imputato nel processo "Dioscuri": "Ma quale mafia, io sono una vittima"

L'operazione Dioscuri portò, nel 2009, all'arresto di  dieci persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato e dai pm della dda Paolo Guido e Carlo Marzella, ha ricostruito gli assetti del mandamento mafioso di Alcamo, controllato dalla storica famiglia mafiosa dei Melodia, strettamente legata al boss latitante Matteo Messina Denaro. Al capomafia ricercato i Melodia, da anni ai vertici del mandamento, avrebbero fatto riferimento in caso di dissidi con “famiglie” di altre zone.

Sotto processo davanti al  Tribunale di Trapani sono Filippo Di Maria, Lorenzo Greco, Nicolò Melodia, Antonino Pedone, Stefano Regina, Gaetano Scarpulla , Felice Vallone  e Tommaso Vilardi, che devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi e ricettazione.

Tra gli imputati spicca, per originalità, la posizione del piccolo imprenditore edile di Alcamo Antonino Pedone, che deve rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso. Chiamato a deporre nell'ultima udienza, non solo a respinto tutte le accuse, negando di essere coinvolto in affari di mafia, ma ha detto anche di essere vittima dell'organizzazione: «Ho sempre lavorato onestamente Tuttò ciò che ho, è frutto del mio lavoro». Ed infatti si è costituito parte civile nello stesso processo nei confronti di un altro imputato accusato dell'incendio della sua casa. Contro di lui ci sono conversazioni intercettate in cui appartenenti alla mafia alcamese citano il suo nome. Antonino Pedone, rispondendo alle domande del suo difensore, l'avv. Sebastiano Dara, ha provato a chiarire ogni passaggio.
Ha raccontanto quanto difficile è lavorare nel territorio alcamese fortemente condizionato dalla mafia, dei continui danneggiamenti subiti e denunciati alle forze dell'ordine, delle pressioni per convincerlo a approvvigionarsi di calcestruzzo nell'impianto controllato dalla mafia. Ha detto che dopo che accettò tutti i suoi guai terminarono. Anche Stefano Regina, altro imputato, chiamato a rispondere di estorsione, assistito dall'avv. Anna Maria Benenati, ha respinto le accuse.
Gli altri cinque imputati hanno deciso di non sottoporsi all'esame del pubblico ministero. Alcuni si sono riservati di fare in futuro dichiarazioni spontanee. Il processo proseguirà oggi  con i testi della difesa. Oggi dovrebbe riprendere anche  il procedimento a carico di Tommaso Vilardi, altro imputato in condizioni precarie di salute, la cui posizione è stata stralciata dal processo principale.