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24/02/2012 05:19:52

Quella guerra di mafia a Marsala negli anni '90....

Qualche giorno prima scompaiono di "lupara bianca" Francesco Caprarotta e il fratello di Gaetano, Vincenzo D’Amico. Inizia così la guerra di mafia che insanguinò la città in quei mesi.
Marsala fa parte del mandamento di Mazara del Vallo con a capo Mariano Agate, fedelissimo di Totò Riina. È da qui che parte tutto, perché Vincenzo D’Amico e Francesco Caprarotta stavano progettando l’eliminazione del boss mazarese. Per questo vennero fatti scomparire. In un primo momento si pensava che i due si fossero opposti all’ordine dei corleonesi di ammazzare Paolo Borsellino, allora procuratore a Marsala. Il particolare emerge nel corso dell’operazione Nerone sulla mafia del Belice. Due boss di vecchio stampo vengono intercettati, parlano di come sono cambiati i tempi, di come non ci sia più il rispetto di una volta dentro Cosa Nostra. Sono Vincenzo Funari di Gibellina e Giuseppe Barraco di Marsala. E’ Barraco a raccontare il tutto: “Io so una cosa, Vincè! è da quaranta anni che l’ho nello stomaco, non l’ho detto mai a nessuno! ... l’unico a cui l’avessi potuto dire è a te, ma me la sono tenuta sempre nello stomaco! ... ora te lo spiego, quando ero in "famiglia" ho saputo che D’Amico e Craparotta se ne andavano a Mazara per vedere dove era Mariano per sparargli!”.
I reggenti della famiglia di Marsala devono essere eliminati dunque. È il dicembre del ’91, in una villetta sul lungomare di Mazara si decidono le sorti dei marsalesi. Ci sono Totò Riina, Mariano Agate, Matteo Messina Denaro, Antonio Patti e altri. Riina regala un milione di lire ciascuno, poi si gira verso Patti, l’unico marsalese presente, e dice che “queste spine dobbiamo levarle dal paese di Marsala”. “Come vossia comanda”.
Carlo Zichittella, altro uomo della vecchia mafia avversa ai corleonesi, si organizza. Chiama in suo aiuto gli “stiddari” di Agrigento Giuseppe Grassonelli e Orazio Paolello. Progetta di tutta risposta omicidi eccellenti. Ma le cose gli vanno storto. Il 14 marzo, tra piazza Marconi e corso Gramsci, prendono di mira prima l’anziano capodecina Gaspare Raia, poi i killer Antonio Patti e Antonino Titone. Riusciranno ad uccidere solo quest’ultimo. Poi gli stiddari, all’insaputa di Zichittella, uccidono ancora. Il 7 aprile viene crivellato un altro vecchio boss, Angelo Lo Presti. Carlo Zichittella ci rimane male, quel anziano uomo d’onore era un potente amico della famiglia nonché protettore.
I corleonesi però decidono che è ora di chiuderla qui questa guerra. È ora di prendersi Marsala, di annientare il clan Zichittella. Ci pensano direttamente loro. Per il fidato Agate, Totò Riina manda i migliori in circolazione. Matteo Messina Denaro, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e altri giovani e rampanti killer. Prima uccidono, il 15 maggio, Gaspare Zichittella. Poi tocca a Giovanni Zichittella, fratello di Gaspare e padre di Carlo. Dopo il tonfo del corpo caduto per terra davanti una pecheria, Leoluca Bagarella chiarisce ai testimoni come stanno le cose: "a Marsala comandiamo noi!". E poi ancora Ignazio Laudicina, Cardillo e Pietro Scimemi, raggiunto e ucciso a Torino. La guerra di mafia lascia undici morti ammazzati, due “lupare bianche” e sei tentati omicidi.
Carlo Zichittella e Antonio Patti poi arrestati diventeranno collaboratori di giustizia. Le prime inchieste sulla faida di Marsala arrivano all’operazione Lilybeo del ’93. Vengono arrestate 50 persone tra cui Francesco Gerardi, il marsalese ucciso qualche giorno fa in contrada Berbaro Riina a Marsala, che poi però verrà assolto. Tra gli arrestati c’era anche il fratello, Antonino, condannato assieme ad altri nel relativo processo “Patti +40”. La pista mafiosa quindi non è da escludere, a 20 anni esatti da quella guerra.
 

Francesco Appari