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16/06/2012 05:16:38

Trattativa Stato - mafia: magistrati ed investigatori spaccati

Dopo che Francesco Messineo, il capo dei pm, e il suo collega Paolo Guido non hanno messo la loro firma in calce all'atto che ha chiuso l'inchiesta, in segno di disaccordo con le conclusioni cui sono giunti i loro colleghi titolari dell'indagine, la polemica si è spostata sulla mailing list dei giudici di Md, la corrente di sinistra delle toghe. Al centro della divergenza di vedute il coinvolgimento dell'ex guardasigilli Conso, risultato tra gli indagati dai pm di Palermo.

A prendere le sue difese, è stato un nome storico della corrente, Nello Rossi, che in un'intervista all'Ansa, parlando della notizia relativa al coinvolgimento di Conso, «che suscita in me sentimenti di incredulità e di profonda preoccupazione», ha detto che «le caratteristiche dell'uomo, del resto testimoniate nel corso di una vita al servizio del diritto e della Repubblica, mi appaiono assolutamente inconciliabili tanto con la menzogna quanto con l'accettazione di compromessi dettati da una vera o presunta ragion di Stato». Ma la voce di Rossi non resta isolata. E dalle mail scritte dai magistrati viene fuori una spaccatura tra le voci storiche di Md e alcuni «giovani».

Alle nuove leve non piace la critica rivolta da Rossi a un'inchiesta che «solo i pm di Palermo conoscono a fondo». «Come fai a dire che Conso è innocente se non conosci gli atti?», si chiedono. La risposta di due voci storiche di Md è durissima. Giuseppe Cascini, che è stato anche segretario dell'Anm scrive: «Ribadisco il mio sentimento di stima a Conso (indagato per false informazioni a pm ndr), che a 90 anni si trova inquisito.» Quanto alla obiezione sulla conoscenza dell'inchiesta, Cascini bacchetta le fughe di notizie che l'hanno accompagnata. «Chiunque legga il Fatto Quotidiano la conosce. E comunque, per il bene della magistratura, spero che nell'indagine ci sia qualcosa in più rispetto a quello che è venuto fuori». Cascini che definisce l'inchiesta «rilevante e fonte di effetti enormi anche per le toghe», spera di avere legittimamente accesso agli atti «già» in possesso dei giornali« come l'avviso di chiusura per capire meglio. Contro i pm di Palermo - uno dei titolari, l'aggiunto Antonio Ingroia, è un esponente di vecchia data della corrente - anche uno dei padri fondatori di Magistratura Democratica come Giovanni Palombarini che difende Conso «e non perché sono suo amico», perché «non lo sono anche se sarei onorato di esserlo», «ma non ho bisogno di vedere il fascicolo per sapere che è innocente. Lo so».