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23/06/2012 04:20:16

Operazione "Crimiso". Non parla Antonino Bonura, accusato di essere il nuovo reggente della mafia di Alcamo

L’interrogatorio, svoltosi presso il carcere Pagliarelli di Palermo, alla presenza del difensore, l’avvocato Vito Di Graziano, è durato soltanto alcuni minuti. Il tempo strettamente necessario per prendere atto della volontà di Antonino Bonura, di avvalersi della facoltà di non rispondere. E come lui hanno fatto anche altri indagati finiti in manette, all’alba di martedì scorso,
nell’ambito dell’operazione antimafia Crimiso, che ha azzerato i vertici dei clan di Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi.
Non ha parlato neanche Diego Rugeri, detto Diego «u’ nicu», che dopo una lunga detenzione, rientrato nel suo paese avrebbe intrapreso un’attività estorsiva ai danni di imprenditori e commercianti.
Non ha parlato Michele Sottile, pregiudicato, che per la sua anzianità anagrafica, avrebbe preteso di assumere la reggenza della famiglia di Castellammare del Golfo. Non ha parlato neanche Sebastiano Bussa, genero di Antonino Bosco, condannato all’ergastolo, che, con l’avallo del suocero, avrebbe avviato un’attività estorsiva autonoma. Tutti hanno deciso di
tacere.Sono stati tutti protagonisti di summit di mafia intercettati dagli agenti della squadra mobile di Trapani, coordinati da Giovanni Leuci, e dei commissariati di Alcamo e
Castellammare del Golfo.
Nel corso delle conversazioni vengono pianificate estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti operanti nel territorio locale.
«Le investigazioni – scrivono gli inquirenti – hanno pienamente dimostrato che il tessuto connettivo di Cosa Nostra, sebbene depauperato di importanti sodali detenuti, si è tuttavia rigenerato, attingendo da un nutrito substrato di soggetti non in vinculis – e quindi potenzialmente in grado di operare a proprio piacimento sul territorio – i cui trascorsi giudiziari già ne denotavano la progressiva cooptazione o, quanto meno, erano indicativi di una prodomica affinità alle strategie criminali del sodalizio mafioso locale».

Le complesse indagini hanno permesso di ricostruire l’organigramma dei vertici di Cosa Nostra trapanese oltre che una serie di condotte delittuose commesse dagli indagati.
In particolare si è fatta luce su una spaccatura insorta all’interno della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo a seguito degli arresti che, negli scorsi anni, ne avevano decapitato i vertici.

Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, incendio, violazione di domicilio e violazione delle prescrizione della sorveglianza speciale le accuse contestate a vario titolo. Sono state effettuate perquisizioni domiciliari a carico degli arrestati e di altri 15 indagati in stato di libertà cui è stata notificata l’informazione di garanzia.