Dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia arrivano segnali di pace in direzione dell`Alto Colle: in una intervista alla Stampa, Ingroia però si difende: "Io non mi sento in guerra con nessuno, però che sia diventato un bersaglio questo lo avverto anch`io. Non mi appartiene la logica della guerra, in questi anni ho cercato di muovermi sempre seguendo gli insegnamenti di Paolo Borsellino: cercare la coesione istituzionale e la collaborazione tra le istituzioni per quello che dovrebbe essere l`obiettivo di tutti: la ricerca della verità".
Riguardo al messaggio di Napolitano in occasione dell`anniversario di Borsellino, spiega che "è vero che in passato c`è stata qualche incomprensione tra le procure che indagano sul biennio stragista del `92-`93. Ma da tempo ormai il coordinamento funziona a perfezione come attestato dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso".
Poi il suggerimento: "Credo sia necessario che la politica, le istituzioni comprendano di dover procedere quanto prima alla revisione della legge sui pentiti, allungando il periodo dei sei mesi entro i quali il collaboratore di giustizia deve dichiarare tutti i temi sui quali vuole parlare".
In chiusura: "Da tempo le Nazioni Unite mi hanno proposto un incarico annuale di capo dell`unità di investigazione e analisi criminale contro l'impunità in Guatemala. La proposta la considero una sorta di prosecuzione della mia attività in Italia. In quelle latitudini, per fortuna, i giudici antimafia italiani sono apprezzati anziché denigrati e ostacolati. I fatti accaduti negli ultimi giorni, la delicatezza del momento mi stanno facendo riflettere sui tempi entro i quali accettare la proposta. Intanto ho
deciso di rinunciare alle mie ferie".