La scelta della compagnia è arrivata dopo che il ministro delle Infrastrutture iberico ha annunciato che saranno aumentate le tasse aeroportuali. In una nota della società, che bolla la decisione del ministro come “folle”, si spiega che da novembre saranno soppresse le 15 rotte tra Madrid Barajas e Barcellona El Prat, cioè un terzo del totale. Anche gli altri 46 collegamenti interni alla penisola saranno eliminate, come quanto riportato dal quotidiano Expansión.
Ryanair ha inoltre confermato la chiusura di 21 rotte e 32 tagli nelle Isole Canarie come conseguenza della riduzione del sostegno economico da parte del governo regionale. Il colosso irlandese prevede che resteranno “appiedati” 2,3 milioni di passeggeri mentre sono a rischio 2mila posti di lavoro. Un colpo al quale “si potrebbe porre rimedio” ha spiegato l’amministratore delegato Michael O’Leary, se il governo invertisse il forte aumento delle tasse aeroportuali.
Si è parlato di un aumento medio del 18,9%, che però varia, e di molto, fra un aeroporto e l'altro della penisola iberica: la stangata arriva per il Barajas di Madrid, la capitale, che subisce un rincaro di 9,12 euro. Segue subito Barcellona (El Prat) con + 8,95 euro. Tutti gli altri aeroporti se la cavano con aumenti sotto ai due euro, mentre Girona (base Ryanair per servire Barcellona) fa registrare solo un + 0,42 euro.
Morale della favola: il vettore low cost ha deciso di tagliare da novembre 11 rotte in partenza da Madrid e 4 da Barcellona. Una scelta che porterà alla perdita di 2 milioni 300mila passeggeri e di oltre 2mila posti di lavoro nelle due città spagnole.
La decisione ha conseguenze anche nel nostro Paese: Verona e Trieste perderanno il collegamento con la Spagna, mentre Milano e venezia subiranno una riduzione degli operativi.
Sempre per un problema di tasse, il mancato accordo con le autorità locali, è alla base della decisione di Ryanair di cancellare 82 voli per Rodi e Kos dal prossimo ottobre.