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09/08/2012 07:47:47

68 camion, 16 conti correnti e quote societarie per 15 milioni di euro: tutti i dettagli del sequestro agli eredi di Ignazio Miceli

Già sorvegliato speciale, per Miceli - scrivono gli inquirenti - concorrono plurime circostanze che ne consentono la sua collocazione in seno alla famiglia mafiosa di Marsala. In particolare Miceli nel 2003 veniva tratto in arresto, in esecuzione del decreto di fermo emesso dalla DDA di Palermo, perché considerato coinvolto a pieno titolo nelle attività delittuose poste in essere dalla cosca mafiosa marsalese. In particolare Miceli si sarebbe occupato delle estorsioni e della gestione, in via continuativa e stabile, della latitanza di alcuni affiliati.

Le investigazioni che portarono al citato provvedimento restrittivo scaturivano dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di Giustizia Mariano Concetto. Per questi reati Ignazio Miceli è stato condannato in primo grado a sei anni e mesi otto di reclusione. Nel marzo del 2008 è stato assolto dalla Corte D’Appello di Palermo.

Nel frattempo l’azienda di trasporti “A.F.M. TRASPORTI” gestita da Miceli ma fittiziamente intestata a terzi soggetti, espandeva le proprie attività e la propria flotta commerciale ponendosi come impresa leader della provincia trapanese nei trasporti di prodotti ortofrutticoli diretti ai mercati del sud Italia.

Lo sviluppo di un ampio progetto investigativo portato avanti dalla Dia ha portato alla luce l’inquietante esistenza, all’interno dei più importanti mercati ortofrutticoli del sud del Paese, di una spartizione degli affari da parte delle principali organizzazioni malavitose e di una monopolizzazione del settore dei trasporti su gomma della camorra del c.d. “clan dei casalesi”.

Quelle indagini, infatti, avevano svelato le infiltrazioni ed i condizionamenti del clan “dei Casalesi ala Schiavone” nelle attività dei principali mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia, cui conseguiva anche il controllo dei trasporti su gomma. Inoltre, la disponibilità di una flotta di autoarticolati così imponente, costituita da numerosi automezzi, poteva essere funzionale anche ad altre attività illecite del clan “dei casalesi” come il traffico di armi.

Il clan “dei Casalesi”, al fine di aggiudicarsi il controllo esclusivo nello strategico settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza con emissari imprenditoriali di Cosa nostra siciliana, individuati nei fratelli marsalesi Antonio e Massimo Sfraga, già arrestati dalla Dia. GLi Sfraga avrebbero agito sotto la direzione dell’anziano patriarca mafioso Gaetano Riina, il fratello di Totò, residente a Mazara del Vallo.

Miceli sarebbe stato i principali beneficiari dell’accordo affaristico mafioso tra gli esponenti camorristi dei “casalesi” e i mafiosi trapanesi. Il rapporto si è estinto solo in seguito alla morte di Miceli, avvenuta a San Donato Milanese il 28 ottobre 2010. 

11:15 - Il patrimonio di 15 milioni di euro sequestrato dalla Dia di Palermo agli eredi di Ignazio Miceli è composto da 68 automezzi, 16 conti correnti bancari, terreni e quote della società di famiglia "AFM Trasporti srl". Ecco il dettaglio:

- intero capitale sociale ed il compendio aziendale della società denominata: “A.F.M. TRASPORTI s.r.l.”, con sede in Marsala, c.da Strasatti nr.1120/A;

- intero capitale sociale ed il compendio aziendale della società denominata: “EURO FRIGO MARSALA SOC COOP.” in liquidazione, con sede in Marsala, via Mazara nr. 226;

- Intero capitale sociale quote sociale della società denominata: “A.F.M. AUTOFRIGO MARSALA SOC COOP. con sede in Marsala, c.da Strasatti nr.1120/A;

- Intero compendio aziendale della ditta individuale di autotrasporti MICELI Ignazio ”, con sede in Marsala, c.da Strasatti nr.1120/A, come risultante dalle scritture contabili obbligatorie alla data del sequestro;

- Terreno sito nel comune di Marsala c/da Ciancio, via Favara, in catasto al foglio 232 part. 438 di are 38.45 e part. 437 di are 38.65 con destinazione d’uso industriale/commerciale di proprietà della A.F.M. TRASPORTI srl, ;

- Terreno sito nel comune di Marsala strada provinciale Marsala - Ciavolo in catasto al foglio 232 part. 440 di are 21.64 con destinazione d’uso industriale/commerciale di proprietà della A.F.M. TRASPORTI srl;

- nr. 68 automezzi per trasporto merci su strada;

- nr. 16 rapporti bancari.
 

Un patrimonio del valore di oltre 15 milioni di euro, riconducibile agli eredi del defunto imprenditore marsalese Ignazio Miceli, e' stato sequestrato dalla Dia di Palermo.

 Miceli, che operava nel settore dell'autotrasporto di alimentari, era stato sospettato di legami con la mafia. Il provvedimento di sequestro, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia, ha riguardato società, appezzamenti di terreno, numerosi veicoli commerciali e autovetture e disponibilita' finanziarie.

Chi era Ignazio Miceli? Il suo nome salta fuori lo scorso anno nell'indagine dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli  sull'accordo tra Cosa nostra e camorra per la gestione della filiera ortofrutticola e che ha coinvolto gli imprenditori agricoli marsalesi Antonio e Massimo Sfraga.

Miceli gestiva la "AFM Auto Frigo Marsala", piccola societè cooperativa a responsabilità limitata, formalmente riferibile a Carmelo Gagliano (arrestato nel novembre 2011), ma di fatto - secondo gli inquirenti - riconducibile e cogestita da Ignazio Miceli.

La società ha sede a Marsala in Contrada San Silvestro. Miceli - Gagliano lavorava in esclusiva per gli Sfraga. A loro fu chiesto in virtu del patto tra Cosa nostra e casalesi di ridurre il loro giro di affari per far entrare gli Sfraga nel mercato di Fondi. La società di Miceri era in pratica il punto di riferimento degli Sfraga in Sicilia Occidentale.In virtu del patto tra Cosa nostra e casalesi Micelo doveva ridurre il suo giro di affari per far entrare gli Sfraga nel mercato di Fondi: in altre parole, gli Sfraga potevano entrare a Fondi con i loro meloni, ma non doveva essere la AFM a trasportarli, bensì La Paganese. E' stato Gaetano Riina, autentico padrino degli Sfraga, a gestire questo accordo davvero innovativo per l'organizzazione criminale, perchè consentiva ai produttori siciliani di non avere concorrenti nel mercato dei casalesi, ed ai casalesi di non avere concorrenti nella gestione dei trasporti di ortofrutta in Sicilia. All'accordo Riina arrivò grazie alla sua esperienza diplomatica in Cosa nostra e alla collaborazione della famiglia calabrese dell'ndrangheta dei Tripodo, legati ai Riina da antichi rapporti.