Tornerà a indossare la toga di magistrato e dovrà stare, come prevede la legge, lontano dalla Sicilia per cinque anni. Russo sarebbe già in contatto con il Csm
per stabilire la sede e il ruolo, inquirente o giudicante, che dovrà ricoprire. Chi in questi giorni gli è stato vicino, racconta di un Russo piuttosto deluso per la decisione dell’Mpa di sostenere la candidatura a presidente della Regione di Miccichè e, prima ancora, di Musumeci. In ogni caso, con forze politiche che gli sono state ostili nel suo difficile compito di attuare il piano di rientro dal deficit sanitario e le conseguenti resistenze riscontrate nella riforma dell’intero sistema. Sistema che Russo avrebbe voluto portare a un regime virtuoso, se avesse avuto la possibilità di continuare il suo lavoro: o nella veste di assessore alla Salute o nel ruolo di presidente della Regione al quale era stato designato nel giorno in cui fu sciolto l’Mpa per dar vita al Partito dei siciliani. Russo avrebbe dovuto formare un ticket con il finiano Granata. Quando l’Mpa iniziò le prime manovre di avvicinamento al centrodestra, Russo non nascose il suo dissenso, dichiarandosi incompatibile. Ha avuto la certezza che il suo impegno di amministratore regionale sarebbe finito quando il Partito dei siciliani decise di sostenere prima la candidatura a presidente della Regione di Musumeci, e ora quella di Miccichè.
MICCICHE'. «Queste elezioni saranno un referendum tra chi ama e chi non ama la Sicilia». Sarà questo il Leitmotiv della campagna elettorale di Miccichè nella sua battaglia per la conquista della presidenza della Regione: «Mi sembra che le candidature che ci sono rispondono a strategie dei partiti nazionali, mentre nel nostro cuore c’è la Sicilia». Miccichè, che sarà sostenuto da Pds, Fli, Mps e Gs, è certo che la sua coalizione in Sicilia supererà il 35% dei consensi che equivale al 3,5% a livello nazionale: «Avremo gruppi alla Camera e al Senato che ci consentiranno di difendere la nostra terra, ponendo giuste istanze e non ricattando come ha fatto la Lega». Ha così voluto smentire le voci, secondo cui, «avremmo abbandonato l’alleanza che stavamo costruendo con il Pdl che vedeva candidato Musumeci perché non abbiamo avuto rassicurazioni a livello nazionale. Questa cosa non è vera, non è stata oggetto di discussione.
I seggi nazionali ce li conquisteremo uno a uno con le nostre forze. Senza paracadute ».
E, poi, rivolto a Musumeci: «Nello si è dimostrato meno sicilianista di quel che appariva. Adesso faccia il Nello Musumeci, non sia avvelenatore di pozzi vicini. Avevamo chiesto al Pdl la garanzia che non facesse,a livello nazionale, un’alleanza con la Lega o di cambiare nome. Musumeci questa garanzia l’avrà chiesta, ma non l’ha ottenuta. Il Pdl, nonostante il calo di consensi, si sente ancora il padrone della ferriera». Per Miccichè l’odio in politica, come quello manifestato dai suoi ex-compagni di partito del Pdl, non porta da nessuna parte. Tant’è che dopo screzi, anche duri, sul progetto sicilianista ha ritrovato l’intesa con il presidente della Regione dimissionario: «Lombardo ha fatto tanti errori? E chi non ne fa? Ma, di sicuro, gli si deve riconoscere un comportamento corretto quando ha deciso di dimettersi».
Miccichè non ha risparmiato polemiche all’Udc, partito con cui fino a qualche tempo fa aveva ottimi rapporti: «Guardate l’Udc che, per avere un lasciapassare per un accordo che riguarda Roma, le mire di Casini e di Bersani, ma che non riguarda la Sicilia, vede cattolici votare un uomo del Pd, beatamente omosessuale. Non ho mai avuto problemi, sono un liberale e ho molti
amici, anche intimi, omosessuali. Ma quella parte del mondo cattolico che fa riferimento all’Udc immagino sia sbandata».
Buttiglione ha ribadito il convinto sostegno dell’Udc a Crocetta. Nel Pd, che riunisce oggi la direzione regionale, invece, non mancano i mal di pancia per l’alleanza con l’Udc.
Secondo un sondaggio di Datamonitor, il 45,3% degli elettori siciliani è ancora indeciso
su chi votare. Tra i candidati alla presidenza della Regione, il 28% darebbe la preferenza a Musumeci, il 26% a Crocetta e il 22% a Miccichè. Primo partito, sempre secondo il sondaggio, sarebbe il Pdl (20%), seguito da Pd (18%), Mpa (12%), M5S (11%), Udc (10%), Gs (6%), Idv (5%), Pid (4%), Sel (3,5%), La Destra (2,5%). Fds (2%), Fli (2%).