Gli imputati sono in tutto 13. I sei per i quali è stata chiesta la pena hanno scelto il rito abbreviato; per gli altri il magistrato ha chiesto il rinvio a giudizio.
Il gup dovrebbe pronunciarsi il 29 novembre. Le accuse a vario titolo contestate sono: lesioni, sequestro di persona, falso in verbalizzazioni, omissione di atti d'ufficio e favoreggiamento. Il processo è stato chiesto per il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, accusato con altri di omessa denuncia, per i marescialli Giuseppe Liccardi (all'epoca dei fatti comandante della stazione di Pantelleria) e Claudio Milito, per Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante.
A conclusione dell'indagine, il divieto di dimora a Pantelleria fu disposto per Milito, Salerno, Bellanova, De Santis e Ferrante. Per questi e per Petraglia, ritenuti gli autori delle violenze, era stato chiesto l'arresto. Agli altri militari si contesta di non aver denunciato i fatti. L'indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, è stata avviata a seguito della denuncia di un marsalese, Vito Sammartano che ha raccontato di essere stato malmenato in caserma dopo essere stato fermato per essere sottoposto all'alcoltest. Nel corso dell'inchiesta sono emersi anche altri episodi simili. Una decina le parti lese.
MARSALA – E' finita con una doppia assoluzione la vicenda, finita in tribunale, della lite tra due vigili urbani di Marsala, Salvatore Di Girolamo e il suo collega Salvatore Cialona. Per Di Girolamo l'accusa era di minaccia a mano armata e ingiurie, per Cialona lesioni e ingiurie. I fatti sono relativi al 10 Novembre 2009 e la lite avvenne davanti al Comando di via Ernesto Del Giudice. A difendere Di Girolamo è stato l’avvocato Vincenzo Forti, mentre ad assistere Cialona è stato Stefano Pellegrino. Cialona, ex campione di karate, era accusato di avere colpito il collega, dopo un duro scambio di battute e insulti, con un violento pugno in pieno petto. A quel punto, secondo quanto dichiarato agli inquirenti da alcuni dei vigili presenti sul posto, Di Girolamo barcollava all’indietro e temendo che la sua pistola d’ordinanza, in quel momento posta dietro la schiena all’interno della cintola, potesse scivolargli dentro i pantaloni, e finendo al suolo potesse partire un colpo, ha istintivamente portato la mano dietro, ponendola sull’arma. L’altro vigile, quindi, pensò probabilmente che il suo avversario volesse usare l’arma contro di lui. Alla base della lite ci sarebbe stata la lettera anonima inviata nel 2008 a Procura, Corte dei Conti, sindaco e stampa in cui venivano mosse gravi accuse (favoritismi, etc.) all’allora comandante La Rosa e ad altri vigili. E Cialona avrebbe sospettato il collega di esserne uno degli autori. Anche per La Rosa e per altri vigili urbani ci fu un processo relativo alle mancanze nello svolgimento dei loro compiti, e finirono tutti assolti.