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22/11/2012 06:40:44

Mafia e politica, ricomincia oggi il processo a Costa. "Pizzo al pomodoro" a Trapani: oggi altri testi

David Costa,   enfant prodige della politica siciliana, figlio d'arte, entrò a far parte del governo regionale di Totò Cuffaro giovanissimo, ne uscì nel 2005 dapprima per un avviso di garanzia e poi per l’arresto che avvenne nel novembre dello stesso anno.  Scelse il rito abbreviato, e fu assolto in primo e in secondo grado, ma pochi mesi fa i  giudici della Cassazione che hanno discusso il ricorso della Procura generale di Palermo contro l’assoluzione hanno deciso di revocare l'assoluzione.
Le accuse per l’ex assessore regionale riguardano la sua (presunta) disponibilità con l’organizzazione mafiosa. I magistrati della Dda di Palermo (le indagini furono coordinate dai pm Massimo Russo e Roberto Piscitello) contestarono all’on. Costa precise responsabilità: la mafia marsalese si sarebbe presa molta cura delle sue campagne elettorali, l’on. Costa dal canto suo avrebbe utilizzato la propria carica politica per convincere i vertici del Banco di Sicilia a risolvere una pendenza con un soggetto “raccomandato” dalla mafia, per agevolare un finanziamento ad una cooperativa agricola, per trovare una occupazione a soggetti “segnalati” ancora da Cosa nostra, impedendo nelle elezioni amministrative a Marsala dei primi anni del 2000 la candidatura a sindaco del senatore socialista Pietro Pizzo, garantendo alla mafia ogni appoggio a proposito di appalti. Durante il processo è emersa la circostanza che in un caso addirittura David Costa avrebbe incontrato un boss latitante, Natale Bonafede, circostanza rivelata da un medico, Giuseppe Galfano - poi candidato Sindaco del centrodestra nel 2001 - che poi però ha ritrattato una volta chiamato a deporre. Nel 2005 quando David Costa ricevette  avviso di garanzia, andò ad incontrare Casini, allora presidente della Camera, ricevendo la promessa di  un posto in Parlamento. Al telefono, David parla con il genitore e questi gli conferma, “mi ha telefonato e mi sono commosso, lui mi ha detto di non essere triste”. Enzo Costa svela al figlio che durante il colloquio ha detto all’on. Casini di “affidargli David, lei che lo può seguire ovunque più di quanto non abbiamo potuto fare io…noi continueremo a pregare per lei”. E ancora:  “… io gli ho detto … intanto voglio dirti che io non ho mai fatto nulla … di nulla … io ho detto alcune cose … lui ha detto dopo di che … sappi … diversamente da GRILLO … da TURANO … da FRATELLO … da LUCCHESE … da tutti quelli che sono là dentro … noi siamo persone per bene … dopo di che … ho difficoltà … che vorrei capire se mi vuoi bene … e vorrei capire visto che ho queste difficoltà politiche che debbo fare …”

"PIZZO AL POMODORO". Nuova udienza oggi del processo che è scaturito dall'operazione "Pizzo al pomodoro" e che cerca di fare luce su un giro di estorsioni a Trapani. Anche oggi verranno sentiti dei testi, vittime della banda guidata dal principale imputato, Francesco Paolo Cammareri. Nell'ultima udeinza Fabio Pipitone, giovane ristoratore trapanese, con gli occhi lucidi ha raccontato le minacce ricevute dalla banda: «Hanno detto che mi avrebbero fatto fare la stessa fine di un commerciante ucciso. Hanno minacciato anche di bruciarmi la macchina. Non ho avuto paura ma quando hanno nominato i miei figli…».
Nel processo sono imputate  otto persone, chiamate a rispondere di una serie di estorsioni e danneggiamenti ai danni di commercianti, ha raccontato di avere ricevuto una sera una visita da parte di un creditore.
«Avevo aperto un ristorante ma le cose sono andate male e sono stato costretto a chiuderlo. Una sera Orazio Pisciotta, titolare di una lavanderia, che vantava un credito nei miei confronti, s'è presentato con altre due persone presso il locale gestito dalla mia compagna. Uno dei due che era con lui ha iniziato a minacciarmi. Mi ha intimato di pagare. Ha detto che il debito, di oltre duemila euro, era raddoppiato». L'uomo avrebbe avanzato gravi minacce nei confronti del ristoratore e dei suoi familiari.
«Sapeva tutto. Dove vivevo. Quale tipo di auto avevo e dove la posteggiavo. Conosceva anche le mie abitudini e quelle dei miei familiari». Pipitone ha fornito agli investigatori una dettagliata ricostruzione dell'uomo che l'ha minacciato. Quando gli sono state mostrate alcune fotografie di pregiudicati non ha avuto alcuna esitazione nell'indicare quella di Francesco Paolo Cammareri. Dichiarazione che ha confermato ieri. Il Tribunale ha sentito dopo il ristoratore anche la compagna ed il cognato. L'audizione di quest'ultimo, attualmente minorenne, s'è svolta a porte chiuse.