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20/12/2012 07:42:49

Bimba morta a Pantelleria, chieste quattro condanne. Slot e prostituzione a Castelvetrano: condanne e assoluzioni

Per quattro di loro è stata chiesta la condanna ad 8 mesi di reclusione. Al centro della straziante vicenda, il caso di una bambina nata morta secondo alcune analisi o morta dopo essere venuta alla luce per responsabilità degli imputati, secondo altre analisi.  La condanna è stata invocata per il primario Mario Catalano (difeso dall’avvocato Chiara Bonafede), nonché per i medici Antonina Mecca, Antonio Geraci e Agostina Di Gesù. Per l’ostetrica Maria Rosa Patanè, invece, dopo la documentazione prodotta dall’avvocato Gaetano Di Bartolo, il pm ha chiesto l’assoluzione. Nel corso del processo la madre della bambina deceduta ha raccontato le fasi della gestazione, i controlli, l’arrivo in ospedale, i giorni di ricovero e infine lo sfortunato epilogo. In precedenza, erano stati ascoltati i consulenti del pubblico ministero, la cui perizia tecnica è stata piuttosto complessa, e poi il padre. I genitori si sono costituiti parte civile. Dopo la requisitoria del rappresentante dell’accusa, gli avvocati difensori hanno sostenuto che ai medici alla sbarra non può essere imputata alcuna colpa. Ne hanno, perciò, chiesto l’assoluzione. La sentenza dovrebbe essere emessa il 22 gennaio.

SLOT E GIRLS. Qualche condanna, ma anche delle assoluzioni nel processo che si è concluso ieri in primo grado a Marsala e che prende il via dall'operazione "Slot e Girls" del 2008. Imputate erano sette persone, tutte di Castelvetrano.  Nell’aprile 2008 gli inquirenti erano convinti di avere scompaginato le fila di un’organizzazione che avrebbe imposto ai titolari di bar e altri locali pubblici di installare videogiochi e slot machine da loro forniti. In due locali pubblici alcune cameriere (due rumene, tre italiane e una slovacca) sarebbero state fatte prostituire. Per l’accusa, per ogni prestazione sessuale i clienti pagavano 50 euro, ma soltanto 10 andavano alla ragazza. Al vertice dell’organizzazione sarebbero stati Nicolò Salvo, di 47 anni e Vito Circello, di 56. Ieri sera il Tribunale ha condannato Salvo a 3 anni di carcere e 2.500 euro di multa per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (il pm Francesca Rago aveva chiesto 8 anni e 10 mesi) e Circello a 2 anni e mezzo, con 600 euro di multa, soltanto per un caso di tentata estorsione. Assolvendolo, però, per gli altri sei casi di estorsione contestata e dal favoreggiamento della prostituzione. La pena, inoltre, a Circello è stata interamente condonata. Ciò nonostante, l’imputato, in aula, subito dopo la lettura della sentenza, ha chiesto al suo difensore, l’avv. Giacomo Frazzitta, di proporre subito appello. Per lui l’accusa aveva invocato 7 anni e 10 mesi. Condannati, inoltre, per favoreggiamento della prostituzione, anche il 44enne Giampaolo Grigoli (3 anni di carcere e 3 mila euro di multa) e il 38enne Angelo Sciortino (1 anno e mezzo e 700 euro di multa con pena sospesa). Per Salvo e Grigoli anche l’interdizione, per 5 anni, dai pubblici uffici. Diversi, comunque, i capi d’imputazione dai quali i quattro condannati sono stati assolti. Assolti, invece, da ogni accusa Tonino Tedesco, Paola Patrizia Catalogna, entrambi 38enni, che per l’accusa si occupava di reclutare le ragazze da far prostituire. Infine dall’accusa di usura è stato scagionato il 59enne Giovanni Leone. L’indagine fu avviata a seguito della denuncia per un danneggiamento subito dal titolare di un bar al quale, con minacce e intimidazioni, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato imposto l’utilizzo delle sue slot machine. Dalle indagini degli agenti del commissariato di polizia di Castelvetrano è emerso che il gruppo agiva su diversi fronti: imponeva ai gestori di bar di installare macchinette videopoker del genere vietato, che fruttavano circa 1.000 euro al giorno, e sfruttava la prostituzione. Per imporre l'utilizzo delle loro macchinette in tutti gli esercizi pubblici di Castelvetrano il gruppo non avrebbe esitato a minacciare i gestori di alcuni bar. Tra le storie curiose emerse delle indagini quella di una donna slovacca, fidanzata con un componente del gruppo che per ottenere la nazionalità italiana aveva sposato un ignaro castelvetranese che aveva poi abbandonato dopo il matrimonio per tornare a stare compagno di prima e quella di un altro componente che faceva prostituire anche la fidanzata in cambio di sostanze stupefacenti delle quali la donna faceva uso.