Oscar Luigi Scalfaro disse che a lui la toga era rimasta attaccata al cuore, nonostante l'avesse lasciata dopo pochi anni per la politica. Il fatto che Scalfaro abbia abbandonato la promettente carriera mi fa dubitare che la toga gli fosse tanto cara. Penso che la politica é stato per lui un richiamo più forte.
Sull'abbandono teatrale di Antonio Di Pietro, durante un'udienza al Palazzo di Giustizia di Milano, é difficile dare un giudizio. Le ipotesi sono state diverse. C'é chi ha pensato che fosse stato costretto a dimettersi dai suoi superiori e colleghi magistrati, perché gli abusi che aveva commesso nella vita privata e in quella giudiziaria avrebbero potuto danneggiare l'immagine di Mani Pulite. C'é stato chi ha pensato a una sua solitaria decisione, maturata nel clima arroventato di quel periodo. Fatto sta che entrò in politica per rinnovare l'Italia politicamente, dopo aver tentato di farlo - senza riuscirci - per via giudiziaria. Fondò un partito che fu determinante nel Parlamento per tanti anni, fino all'epilogo inglorioso di questi ultimi mesi. Dopo aver fustigato tutti gli avversari per i loro imbrogli, é rimasto invischiato in una storia di imbrogli, personali e di partito.
Anna Finocchiaro, attuale capogruppo dei Ds al Senato, lasciò pure la toga per la politica, dopo aver fatto una manciata di anni da pretore e sostituto procuratore
Nel centro - destra é sceso in politica il magistrato Alfonso Papa, ma mal gliene colse, se é finito in galera prima della fine della legislatura.
E' di pochi giorni fa la dichiarazione di Antonio Ingroia di voler salire in politica, dopo aver abbandonato a metà il processo che tanta notorietà gli ha dato, sulla presunta trattativa Stato - mafia, e dopo aver lasciato meno che a metà il coordinamento della lotta ai narcotrafficanti in Guatemala.
Ora scende in campo pure il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso. Le notizie di stasera [27 dicembre, n. d. r. ] non sono chiare sul punto se chiederà l'aspettativa o chiederà di essere messo in pensione anticipata.
I casi di abbandono della toga e di successivo ingresso in politica, e spesso in cariche rilevanti, sono più numerosi di quelli che ho ricordato. Per tutti, quelli ricordati sopra e gli altri, si può fare un discorso generale riguardo al danno che questi signori hanno fatto e fanno alla magistratura. Se la fiducia della gente nei magistrati é quello che é, e se i magistrati vengono accumunati nella comune opinione alle caterve di persone che non danno affidamento di imparzialità nella trattazione della cosa pubblica, si deve anche e soprattutto a questi signori. Come fa un cittadino, che non abbia gli occhi chiusi, a ritenere che il richiamo della politica non fosse già installato nei loro cuori quando facevano i magistrati? e quindi non potevano non subirne gli effetti distorsivi nella loro quotidiana attività giurisdizionale? Si può essere sicuri che i processi da loro curati non abbiano risentito delle loro tendenze politiche, e che il diritto non sia stato piegato a fini di parte?
La magistratura, per salvaguardare la sua dignità, deve essere come la moglie di Cesare. Di lei non solo non si deve avere la prova che ha tradito, ma non deve correrne nemmeno il sospetto.
I vari Scalfaro, Di Pietro, Finocchiaro, Papa, Ingroia, Grasso e gli altri non citati, che dalle aule di giustizia sono passati a quelle parlamentari, hanno fatto più male alla Giustizia di quanto abbiano potuto fare gli avversari.
Leonardo Agate