Il procedimento che vede alla sbarra, oltre al direttore di lancio, Andrea Tommasi, anche Bruno Schenetti e Renzo Carlini, chiamati a rispondere di omicidio colposo.Secondo quanto emerso nel processo Tommasi era convinto che la zona di lancio fosse all'interno del perimetro dell'aeroporto mentre in realtà si trovava più a nord. Un errore clamoroso. Melania La Mantia, lanciatasi con il paracadute insieme con altri allievi, finì in un laghetto. La presenza dell'invaso non era stata segnalata. Non riuscì a liberarsi del paracadute morendo per annegamento. Secondo gli inquirenti, l'incidente sarebbe stato frutto di un errore del direttore di lancio. Nel corso dell'ultima udienza è emerso però che il direttore sbagliò non solo il punto di lancio ma addirittura la zona. Il pubblico ministero ha proceduto ad un'integrazione del capo d'imputazione contestando all'imputato di avere agito nonostante la previsione dell'evento. I difensori hanno chiesto un termine per esaminare la documentazione ed eventualmente controdedurre. Il processo è stato rinviato al 14 febbraio. I familiari, assistiti dall'avvocato Sabina Bonfiglio, del Foro di Trapani, si sono costituiti parte civile.
PAVARINI. Il notaio Salvatore Lombardo è stato sentito dal Tribunale nell’ambito del processo a carico della direttrice del Conservatorio Antonio Scontrino, Lea Pavarini, e del direttore amministrativo, Angelo Gambino, accusati di peculato. È la seconda volta che l’ex sindaco viene chiamato a deporre. Lombardo, ex presidente del Consiglio di amministrazione dell’istituto, era stato già sentito un anno fa dal Tribunale. Ma i giudici hanno voluto richiamarlo per alcuni chiarimenti. Il
processo scaturisce da un’inchiesta relativa a due delibere, approvate dal Consiglio di amministrazione, con le quali fu autorizzata l’erogazione di alcune somme a favore dei due imputati e di sei collaboratori per incarichi supplementari. Somme che, secondo la pubblica accusa, non erano dovute.
Il notaio Lombardo ha ribadito ieri che le delibere venivano predisposte dagli uffici amministrativi coordinati da Angelo Gambino. «Noi ci limitavamo ad approvarle. Se avevamo dei dubbi, prima della votazione, chiedevano dei chiarimenti agli uffici amministrativi o a quelli scolastici». Con l’audizione del notaio si è chiuso il
dibattimento. Il processo è stato rinviato all’11 marzo per la discussione. Il primo a prendere la parola sarà il pubblico ministero Franco Belvisi. Il 25 dello stesso mese seguiranno gli interventi dei difensori. L’ultima parola spetterà ai giudici.
ACCOLTELLAMENTO. Il pubblico ministero Anna Trinchillo ha chiesto al Tribunale di Trpani la condanna di Giacomo Candela, 60 anni, a otto anni di reclusione per tentato omicidio. Accoltellò il figlio dei vicini. La vicenda è accaduta il 29 aprile dello scorso anno a Buseto Palizzolo. L'aggressione sarebbe scaturita a seguito di alcuni contrasti. Da tempo i rapporti tra Giacomo Candela e i suoi vicini erano tesi. Al culmine dell'ennesima lite, l'uomo avrebbe estratto un coltello a serramanico scagliandosi contro Francesco Labita, figlio della coppia, intervenuto in difesa dei genitori. Dopo l'aggressione Giacomo Candela avrebbe tentato di occultare le prove ripulendo la lama del coltello e nascondendolo. Per gli avvocati Nino Sugamele e Benedetto Ruggirello, difensori dell'imputato, il loro assistito avrebbe agito per legittima difesa. I legali hanno chiesto al giudice di assolvere Candela dall'accusa di tentato omicidio e, in subordine, la derubricazione dell'accusa nel reato meno grave di lesioni gravi. I difensori hanno anche chiesto di dichiarare la nullità e l'utilizzabilità di una consulenza disposta in fase d'indagine dal pm. L'avv. Nicolò Gervasi, legale di parte civile, s'è associato alla richiesta di condanna avanzata dalla pubblica accusa e ha chiesto di condannare l'imputato pure al risarcimento dei danni. Oggi si saranno le eventuali repliche e la sentenza.