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01/02/2013 05:36:20

Così è nato il servizio de Le Iene che ha messo nei guai la Imart di Marsala

Nessuno dei personaggi chiamati a deporre, nell’ambito del processo sullo scandalo a luci rosse che ha coinvolto la casa editrice marsalese Imart Edizioni, si è presentato. Non c’era soprattutto Matteo Branciamore, il protagonista della serie I Cesaroni e l’unico che si è costituito parte civile al processo. Processo che vede imputati Giuseppe Aleci di Marsala, titolare della Imart, e Gaspare Richichi, di Bagheria, direttore commerciale.  Sono accusati di aver chiesto ad alcuni vip dei soldi per non essere citati nel libro autobiografico della pornostar Lea Di Leo, alias Sonia Faccio.

Ieri avrebbero dovuto testimoniare, oltre a Branciamore, il calciatore Reginaldo (influenzato), l’ex centrale dell’Inter Fabio Galante (che ha scritto di trovarsi all’estero per impegni di lavoro), Giulio Golia inviato de Le Iene che ha realizzato il servizio televisivo da cui è partita l’inchiesta, Denis Dallan. Doveva esserci anche Francesco Battaglia calciatore che milita in seconda divisione Lega Pro, e  che visti gli impegni sportivi ha addirittura chiesto di essere a domicilio…

Era presente invece Giorgio John Squarcia, che è autore di programmi tv come Scherzi a Parte e Le Iene. Ed è l’autore, come ha dichiarato in aula, del servizio andato in onda che ha beccato Aleci e Richichi. Il racconto del regista e autore tv è stato importante per capire come nacque il servizio televisivo.

Squarcia ha riferito di aver conosciuto Lea Di Leo in occasione della realizzazione di uno scherzo a Martina Colombari per una puntata di Scherzi a Parte. Poi è nata un’amicizia, e una breve relazione “non amorosa, ma fisica”, l’ha definita Squarcia. “Mi aveva detto che stava scrivendo un libro, mi ha anche fatto leggere la parte che riguardava anche me. Tra l’altro il libro era scritto malissimo e pieno di inesattezze”. A Squarcia non è piaciuto il libro, “era lesivo della privacy e aveva ricostruzioni fantasiose”, e alla lettura della bozza è seguita uno scambio di mail con la casa editrice marsalese, e in particolare con Richichi, per cancellare le parti indesiderate. Ieri sono state lette in aula alcune di quelle mail.  "Succede che arriva la mail che fa scattare tutto il resto - continua Squarcia - in cui c'è scritto che potevo seguire due strade: una le vie legali e l'altra quella di entrare nella società, essere coeditore del libro e avere i diritti editoriali". Richichi infatti scrive a Squarcia che "qualora volesse scegliere la via commerciale formuli proposta da 25-30 mila euro". A quel punto all’autore de Le Iene si accende la lampadina, e pensa di stare al gioco per fare il servizio. Squarcia: "Da subito il mio interesse era puramente professionale". Inizialmente propone la cosa a Max Laudadio di Striscia la Notizia. Ricevuto picche decide di fare tutto con Giulio Golia. "Sono stato al gioco, per fare servizio. Per me si poteva pubblicare il libro. Ho cambiato il testo e da lì c'è stato un botta e risposta per i soldi. C'era un'insistenza per il pagamento. Io avevo l'esigenza di portare Giulio Golia per Le Iene".

Squarcia dopo tante mail riesce ad arrivare in Sicilia per incontrare Richichi e Aleci. Si incontra a Palermo, armato di telecamera nascosta, con Richichi. Parlano e pranzano assieme, vanno d’accordo: “è un ragazzo simpatico, se fosse per me l'assumerei. Abbiamo pranzato assieme, ho fatto la parte di persona preoccupata”. Un giovane e rampante. “Ci siamo mandati sms dopo il servizio”. Ma nel mondo dello spettacolo funziona così. E dell’affaire Imart Squarcia aveva parlato anche con il re dei vip, Lele Mora, nel corso di una telefonata. Ma sentita la parola “ricatti” Mora ha chiuso la chiamata.

Nel pentolone dello scandalo a luci rosse sono finiti in tanti. Oltre ai personaggi che dovranno deporre, coinvolto ci sarebbe anche il siciliano Francesco Coco. Dentro il letto di Lea sarebbero finiti anche Marco Borriello, Vincenzo Iaquinta, Valerij Bojinov, Reginaldo, Fabio Galante e Simone Inzaghi. C'è  persino un ex vice ministro dell’Economia del governo Berlusconi (Mario Baldassarri)  di cui si parla come cliente, o aspirante tale. Su Twitter è spuntato anche il nome del capitano del Milan Massimo Ambrosini, finora al di fuori della vicenda. Nel libro la Di Leo “qualifica” il giocatore come: “superdotato”. Ambrosini però smentisce.

Intanto alla prossima udienza, fissata per l’11 febbraio, dovrebbero partecipare i vip, se non ci saranno altri capricci.