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06/02/2013 05:37:17

Carabiniere "infedele" passava informazioni ai mafiosi. Condannato a risarcire 5 mila euro per danni di immagine

Non era mafioso ma imparentato con alcuni esponenti della famiglia Giambalvo. A cui passava informazioni riservate. Adesso è stato condannato dalla Sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei conti a risarcire 5 mila euro per danni di immagine.

Finisce nel calderone dell’operazione antimafia per rivelazione di segreti d’ufficio, e nel 2009 viene condannato definitivamente a due anni con sospensione della pena. E’ stato accertato infatti che il carabiniere aveva passato informazioni riservate ai suoi parenti affiliati a Cosa nostra. Nel tentativo di sapere perchè non era stato rilasciato il porto d'armi a un parente della moglie, si era introdotto nel sistema informatico dell'Arma. Aveva così appreso, informando subito l'interessato, che l'uomo era coinvolto in un'inchiesta su una rete di interessi mafiosi culminata poi con un blitz.

 “Non può assolutamente dubitarsi che l'Arma dei carabinieri abbia subito un rilevante detrimento della propria immagine e del proprio prestigio di fronte alla collettività”, scrivono i giudici contabili nella sentenza che conferma la decisione presa in primo grado lo scorso anno. A quella condanna in primo grado Nicotera aveva fatto ricorso, sottolineando che “nel corso del procedimento penale le imputazioni inizialmente formulate erano state ridimensionate” e, soprattutto, che “l'Arma l'aveva mantenuto in servizio nonostante la condanna inflittagli dal giudice penale”. Per questo motivo gli sembrava eccessiva la condanna al risarcimento di 5 mila euro.

I giudici contabili però avevano già preso in considerazione l’obiezione sollevata da Nicotera, infatti hanno corposamente ridimensionato  la richiesta di condanna fatta dal Pm : 28 mila euro.

Inoltre il collegio giudicante ha scritto nelle motivazioni che “Deve ritenersi che la rivelazione di segreti d'ufficio posta in essere da un pubblico ufficiale (tanto più se appartenente all'Arma dei carabinieri, preposta alla tutela della legalità ed alla lotta alla criminalità) si configuri, di per sé, come comportamento notevolmente grave e riprovevole e che tale illecito modus operandi sia palesemente idoneo a determinare reazioni negative nell'opinione pubblica, nell'ambito della quale tende a diffondersi un clima di sfiducia verso l'amministrazione, la quale viene così a perdere prestigio e credibilità di fronte alla collettività”.