Con questa frase, che certo é stata ben gradita agli ascoltatori, non ha aggiunto nulla di nuovo a quello che sappiamo. Nemmeno c'é qualcuno che lo neghi. In questo campo non esistono negazionisti. Le carceri italiane sono sovraffollate. A volte sono in condizioni igieniche pietose. Non da ora. Non l'ha scoperto lui.
Marco Pannella ha rischiato tante volte la vita digiunando, per protestare contro le condizioni delle carceri e per chiedere di approvare nuovi indulti. Il problema, però, non si risolve con gli indulti e nemmeno con le belle parole. Il problema si può risolvere cambiando il Codice Penale e spendendo soldi.
Il Codice Penale, che sostanzialmente é ancora quello d'epoca fascista, avrebbe dovuto essere adeguato alle mutata società. La prospettiva della privazione della libertà quale rimedio principe per le violazioni del Codice, non ha più ragion d'essere per i reati minori. Il reo sente molto doloroso l'esborso di una adeguata pena pecuniaria. E ci pensa due volte prima di rischiare di dover pagare di nuovo. La chiusura in un carcere, nei casi di minor allarme sociale, non ha niente di emendativo, anzi essendo sentita come eccessiva, crea una reazione nel segno del male. In tali casi, il carcerato esce più fortificato nel male.
Nonostante nel nostro Paese i giuristi non manchino, non si é riusciti a varare il nuovo Codice Penale. C'era nel programma di uno dei governi Berlusconi, ma poi non se ne fece niente. Un nuovo Codice Penale attento al limite tra l'opportunità di mandare dentro e l'opportunità di sanzionare con ammende e multe o con pene alternative, potrebbe fare molto per svuotare le carceri.
Non riformando il Codice Penale, l'unico modo per evitare il sovraffollamento carcerario é quello di costruire nuove carceri. Qua ci vogliono i soldi, non le chiacchiere, nemmeno commissioni di studio e giuristi. Ci vogliono soltanto ingegneri che facciano i progetti e imprese che li realizzino.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, come il ministro della Giustizia, Paola Severino, o il presidente del Consiglio, o chiunque altro politico che dichiari l'urgenza del problema carcerario, fa sorridere, perché a loro non si chiede di fare dichiarazioni, ma di operare nel giusto verso. Altrimenti é un parlarci addosso. Io dico questo, tu dici questo, quello dice questo. Tutti concordiamo, ma nessuno si muove per risolvere il problema. Il presidente Napolitano non ha gli stessi poteri che ha il governo o il parlamento, ma ne ha uno a prima vista esiguo, eppure temuto: quello di mandare messaggi alle camere. I messaggi si fanno scritti, e ciò che è scritto resta. Un bel messaggio per tirare le orecchie al parlamento, raccomandandogli di modificare il Codice Penale o costruire le nuove carceri, mette i politici di fronte alle loro responsabilità. Non più semplici dichiarazioni che durano lo spazio di un mattino, cancellate da altre e più nuove dichiarazioni. I messaggi presidenziali alle camere restano e segnano il percorso da seguire se si vuole essere seri.
Leonardo Agate