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18/02/2013 09:40:44

Le esternazioni poco corrette di Napolitano

Non va bene che deplori coloro che, avendo prima appoggiato Monti, adesso lo abbandonano. Abbandonare qualcuno in politica può voler dire affrontarlo, criticarlo e colpirlo. Si tratta di una battaglia per vincere le elezioni. Ogni colpo é buono, purché si rispettino i limiti della legge. Come posta sta non solo l'interesse del gruppo politico, ma l'interesse generale. Perciò mi sembra fuori luogo la critica del presidente della Repubblica a quei partiti che non appoggiano più Monti. Cosa vorrebbe, Napolitano, che Monti dovesse essere appoggiato dai suoi ex alleati nella campagna elettorale dalla quale uscirà la nuova maggioranza parlamentare, e quindi la designazione del nuovo presidente del Consiglio? Strana critica, questa di Napolitano.
Il fatto é che i poteri del presidente della Repubblica dovrebbero essere, da gran tempo, rimodellati. Una persona, che rappresenta l'unità nazionale, dovrebbe poter incidere di più con atti concreti sulla politica nazionale. Non basta che possa fare messaggi alle Camere. Non basta che sia, solo formalmente, capo delle Forze armate. Non basta che possa incaricare il presedente del Consiglio di formare il governo. Non basta tutto quello che può fare come gran notaio della Repubblica. Egli dovrebbe avere poteri più incisivi sull'andamento politico. Invece, avviene che questi poteri non ce li ha e fa dichiarazioni che cozzano contro l'attuale assetto istituzionale.
Le dichiarazioni del presidente della Repubblica una volta, durante i primi settennati presidenziali, erano molto contenuti e rari. Ogni tanto scriveva i messaggi alle Camere. Una volta l'anno faceva gli auguri per il nuovo anno, con un riassuntino di quello che si era fatto in Italia, e una sintesi di quello che si sarebbe dovuto fare nel nuovo anno. ma senza scendere nei dettagli. Restando sulle generali, per non irritare questa o quella parte politica, questa o quella categoria di cittadini. Le esternazioni del presidente erano una volta molto in sintonia con l'organizzazione dei poteri dello Stato. I padri costituenti avevano voluto un presidente della Repubblica debole e un presidente del Consiglio altrettanto debole, timorosi che potesse tornare una figura dittatoriale, come era avvenuto nel 1922 durante lo Statuto Albertino. Passati un paio di lustri dall'entrata in vigore della nuova Costituzione, si cominciò a capire il disagio istituzionale di avere un Parlamento soffocante verso gli altri due organi: il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio con il suo governo. Scomparso il pericolo di un ritorno della crollata dittatura, si doveva mettere mano alla riforma della Costituzione. Se ne parla da allora senza mai farlo. Il risultato é che a un certo punto i presidenti della Repubblica che si sono avvicendati, hanno preso l'abitudine di esternare osservazioni, critiche, valutazioni e giudizi a destra e a manca. Non bastandogli più di presenziare pubbliche manifestazioni e firmare atti sostanzialmente voluti dal presidente del Consiglio, hanno esplicitato la loro personalità con dichiarazioni fuori luogo. Come quest'ultima del presidente Napolitano sulla sconfessione di Monti da parti dei partiti che lo hanno prima appoggiato.
Leonardo Agate