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22/02/2013 05:20:41

Maltrattamenti in famiglia, condannato marsalese. Immigrazione clandestina, aperto il processo a Trapani

A denunciarlo era stata l'ex compagna, che nel corso del processo ha ribadito le accuse affermando che gli scatti d'ira e le aggressioni avvenivano quando il suo compagno faceva uso di droga. Le violenze sarebbero avvenute tra il 2005 e il 2009.

TRUFFA. Un anno e quattro mesi per il notaio Gino Attilio De Vita per falso ideologico; un anno e sei mesi  per truffa per Maria Bevilacqua, che invece di mestiere fa la badante. Sono queste le richieste di pena per i due imputati,  accusati di avere raggirato un'anziana donna in stato d'infermità psichica a Trapani. Il procedimento scaturisce da un'indagine della Squadra mobile. Maria Bevilacqua è accusata di avere raggirato una pensionata. Con la presunta complicità del marito dell'anziana, un professionista trapanese che nel frattempo è deceduto, avrebbe indotto la donna a vendere una serie di beni mobili ed immobili impossessandosi delle somme. In soli cinque mesi la pensionata ha sottoscritto più procure aventi ad oggetto l'alienazione di immobili di sua proprietà dando mandato al marito. Gli atti sono stati redatti dal notaio Gino Attilio Di Vita che avrebbe attestato la volontà della donna a nominare il coniuge suo procuratore speciale. Il professionista, chiamato a rispondere di falso ideologico, non avrebbe provveduto a verificare se la pensionata fosse nel pieno delle proprie facoltà mentali. Dagli accertamenti è emerso che la donna, affetta da un grave decadimento cognitivo per processo degenerativo del sistema nervoso centrale, è incapace di intendere e di volere. Gli edifici sono stati ceduti a terzi a prezzi nettamente inferiori al valore di mercato. In una circostanza, hanno accertato gli agenti della squadra mobile, l'acquirente sarebbe stata la stessa badante che, dopo la cessione, avrebbe rivenduto il bene ad un prezzo maggiorato, lucrando la differenza.
Gli indagati, assistiti dagli avvocati Bartolomeo Bellet e Maurizio Sinatra, hanno chiesto il rito abbreviato.
Il procedimento è stato rinviato al 18 aprile per l'intervento dell'avv. Carlo Fontana, rappresentante di parte civile e dei difensori. Nella stessa giornata il gup Lucia Fontana si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.  

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. Si è aperto davanti al Tribunale di Trapaniil processo a carico dell'imprenditore Giuseppe Favara e di altre dieci persone coinvolti in un giro d'immigrazione clandestina. Insieme con Giuseppe Favara sono finiti sotto processo anche Laurentia Potec, Stefano Parisi, Girolamo Chiara, Francesco Vultaggio, Ioana Poterasu, Sicura Mainalescu, Antonino Tranchida, Vito Pilato, Vito Peraino e Mariana Stanca Lupascu. Un altro indagato ha già definito separatamente la sua posizione. La prima udienza è stata dedicata alle questioni preliminari. Il processo entrerà nel vivo il 14 marzo con le audizioni dei primi testi.
Le indagini erano state avviate sette anni fa a seguito della denuncia di una cittadina romena. La donna denunciò l'esistenza di un'organizzazione criminale che agevolava l'ingresso e la permanenza in Italia di clandestini dalla Romania. Molti arrivavano muniti solo del permesso turistico. Venivano impiegati in nero presso abitazioni private o nei campi anche per 14 ore al giorno, con retribuzioni che non superavano i 500 euro mensili. Secondo gli inquirenti, ad ogni lavoratore veniva richiesto, al momento dell'arrivo a Trapani, il pagamento di una somma di denaro per l'intermediazione svolta. Talvolta, è emerso nel corso delle indagini, non potendo saldare il debito contratto con l'organizzazione, i lavoratori venivano privati del passaporto.