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08/03/2013 05:16:36

Chiudono i centri per rifugiati politici in provincia di Trapani. Chi aiuta adesso i profughi?

Sono stati chiusi, lo scorso 28 Febbraio, i centri di accoglienza per rifugiati politici "di secondo  livello". Erano diversi, sparsi nel territorio, e ospitavano un centinaio di persone, migranti, forniti del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ma l'emergenza è finita, dicono a Roma. Il piano di emergenza, che riguardava principalmente i popoli del Nord Africa, era terminato lo scorso 31 Dicembre, ma il Governo aveva deciso una proroga, una sola, di due mesi. Adesso, pertanto, rimane operativo solo il centro di Salinagrande, alle porte di Trapani, recentemente oggetto di numerose polemiche per la proposta di un consigliere comunale del capoluogo di istituire autobus di linea solo per immigrati. Gli altri centri, gestiti da alcune cooperative, sono tutti chiusi.

Le operazioni di "congedo", chiamiamole così, sono andate bene. Gli ospiti erano già informati e preparati. A ciascun ospite che è andato via dalle strutture di Trapani, Bonagia, Castelvetrano, Partanna e Mazara è stata consegnata una card prepagata di 500 euro. La gestione dell'emergenza era iniziata nel 2008. 

Uno dei gruppi più nutriti è andato via da "La Locanda", la struttura di contrada Latomie, a Castelvetrano, che hanno dovuto lasciare in 36, tra uomini e donne, che provenivano da Nigeria, Burkina Faso, Mali e da altri Paesi africanii. Alcuni sono scappati dalla Libia in seguito alla rivolta che ha portato al rovesciamento della dittatura di Gheddafi. Tutti, comunque, sono arrivati in Italia da clandestini. Dopo l'esperienza dei bombardamenti e delle guerre nei loro Paesi hanno affrontato anche quella altrettanto drammatica delle traversate del Canale di Sicilia a bordo di "carrette" del mare". A "La Locanda" sono rimasti per il momento tre adulti e un bambino di un anno. Si tratta di un anziano, di un uomo con un trattamento sanitario in corso e di una giovane donna, la mamma del piccolo nato nel 2012.

L'emergenza profughi dunque, per lo Stato italiano, non c'è più.  Sono in tutta Italia  tredicimila le persone che da 'rifugiati' diventano 'senza casa'. 

Allo Stato italiano l'accoglienza è costata una media di 25mila euro a persona che "potevano essere investite molto meglio". E' questo il parere di Cristopher Hein, direttore del Consiglio Italiano Rifugiati. "L'emergenza ha dimostrato ancora una volta l'incapacità del sistema di asilo italiano che a fronte di un tale investimento economico non è riuscito a mettere in campo risposte qualificate di accoglienza e integrazione".  Lo Stato continuerà ad occuparsi solo dei "vulnerabili, dei minori e delle famiglie", mentre per chi accetterà di tornare in patria sono previste "misure per favorire percorsi d'uscita".  I 13.000 profughi dell'emergenza Nord Africa si vanno a sommare ai circa 50.000 immigrati che, nel nostro Paese, sono in costante ricerca di un alloggio. In Italia, il 15% degli immigrati senza una casa propria dorme a casa di amici o parenti, il 10% in posti letti a pagamento, il 6% in strutture di accoglienza; il resto si arrangia tra baracche, stazioni, edifici pericolanti, ponti, portici ed, extrema ratio, carceri.