Tutti i politici intelligenti hanno capito a quali condizioni si può fare un governo. Bersani ancora non lo capisce. Non sa fare di conto, secondo me.
Il risultato elettorale é stato tale che non ci sono molte vie per formare l'esecutivo. Anzi, ce n'é una sola. Le tre principali forze politiche, che facendo tra di loro anche alleanza bilaterale, possono far nascere il governo, sono Il PD, il PDL e il M5Stelle. Gli altri partitini presenti in parlamento non sono determinanti. Dei tre grandi partiti, il M5Stelle ha detto ripetutamente, e ha confermato nell'ultimo incontro con Bersani, che non intende dare alcuna fiducia al suo esecutivo, perché considera il PD e il PDL i responsabili della disastrosa situazione. Quell'assunzione di responsabilità, che Bersani gli ha chiesto, é stata rivoltata nel senso che la responsabilità, cioè la colpa del malfatto appartiene proprio a Bersani e a Berlusconi, che hanno fatto promesse non mantenute da più di venti anni. I portavoce di Grillo, Roberta Lombardi e Vito Crimi, sono stati molto chiari nell'incontro trasmesso via streaming. Escluso quindi un governo PD - M5telle, non resta che l'ipotesi di un governo PD - PDL. Ma di questo il segretario PD non ne vuole sentire parlare, fino a questo momento. Uscendo dall'ultimo incontro con il presidente della Repubblica, ieri ha riferito di condizioni inaccettabili posti dai suoi interlocutori. Secondo me, la vera condizione inaccettabile é la sua, e ne piangerà le conseguenze.
La politica é l'arte del possibile, non ci si può arroccare dietro preclusioni non sostenute dalla volontà popolare. Il popolo italiano, con il voto, ha fatto sapere di essere sostanzialmente spaccato in due, tra centrosinistra e centrodestra, facendo anche nascere un forza politica di rottura del sistema, che é il M5Stelle. In questa situazione, l'incaricato di formare il governo dovrebbe badare al sodo, e non ai dettagli. In altre parole, posto che avere un governo é necessario per affrontare la crisi e fare approvare dal parlamento le tre riforme necessarie per governare bene (partitica, elettorale e costituzionale), Bersani dovrebbe cedere al PDL su altri fronti non ugualmente urgenti. Questi altri fronti sono il conflitto di interessi, l'eleggibilità al parlamento e la riforma fiscale. La prima e la seconda questione toccano direttamente il Cavaliere, e sono pure da dirimere, ma in questo momento possono aspettare di fronte a cose più urgenti. La terza questione, la riforma fiscale, può essere affrontata da un governo che abbia una vera maggioranza, non da un governo d'emergenza. Bersani avrebbe dovuto capire che solo allargando la maggioranza al PDL avrebbe potuto riuscire nel tentativo. Arroccandosi, non c'é riuscito. Se il presidente della Repubblica riuscirà oggi a trovare quella larga intesa per le poche riforme da fare, sarà un bene per tutti, meno che per Bersani che potrà dire addio a ogni sogno di gloria, anche all'interno del suo partito.