La Giornata Mondiale della Tiroide, che si celebra il 25 maggio, è quindi l’occasione per organizzare numerose iniziative di prevenzione ed aggiornamento, ed è proprio grazie alla prevenzione che i casi di gozzo, endemico in certe zone della Sicilia, sono notevolmente diminuiti. Nell’ipotiroidismo e in altre malattie della tiroide l’ormone tiroideo, la levotiroxina (L-T4), è la terapia d’elezione ed è proprio su questo ed altri aspetti che gli specialisti discuteranno in occasione del convegno di aggiornamento in endocrinologia, promosso dal prof. Piernicola Garofalo, Direttore U.O.C. di Endocrinologia Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti V. Cervello, che si svolgerà il 17 e 18 maggio presso il Mondello Palace Hotel. “Le patologie della tiroide - precisa Garofalo - pur privilegiando il genere femminile, possono coinvolgere entrambi i sessi in tutte le fasce di età. Tra queste sicuramente le più importanti sono rappresentate dall’ipotiroidismo, (che ha molteplici cause: grave carenza di iodio, malattie autoimmuni della tiroide, esiti di intervento chirurgico o assunzione di iodio radioattivo), gozzo e noduli tiroidei che possono talora essere maligni (carcinomi della tiroide). La terapia dell’ipotiroidismo si basa sulla somministrazione di levotiroxina, assunta in singola dose giornaliera a digiuno e il dosaggio deve essere calibrato attentamente persona per persona. Recentemente è stata approvata una nuova formulazione della levotiroxina che, rispetto alla tradizionale forma in compressa, si presenta in soluzione orale liquida. La formulazione liquida presenta diversi vantaggi: consente un maggiore individualizzazione della posologia, specie in età pediatrica, garantisce una migliore compensazione ormonale grazie al più alto assorbimento del principio attivo, più rapido e prevedibile, determinato dalla mancata fase di dissoluzione gastrica. La nuova formulazione ha suscitato notevole interesse tra i medici ed i pazienti in quanto spesso i pazienti ipotiroidei non aderiscono correttamente alla terapia tradizionale per la difficoltà a conciliare i tempi del mattino e l’indicazione medica di attendere almeno 30 minuti dall’assunzione della levotiroxina per poter fare colazione”. La nuova formulazione liquida è utile anche nei pazienti con disfagia o con idiosincrasia per l’assunzione di compresse, soprattutto bambini. “Inoltre, conclude il prof. Garofalo, studi in corso dimostrano che il miglior assorbimento della soluzione orale consente una riduzione media pari a circa il 15% della dose di farmaco rispetto alle compresse. Questo risultato, che deve trovare conferma in una più ampia casistica, è un dato farmaco-economico rilevante considerando che la terapia dell’ipotiroidismo va assunta a vita”. La carenza di iodio, indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei e responsabile di alcune patologie della tiroide, rappresenta a tutt’oggi un problema epidemiologico rilevante in diverse aree geografiche della Sicilia. “In rapporto all’età questa carenza può causare differenti problematiche, ad esempio, le disfunzioni della tiroide, ipo e ipertiroidismo, esercitano un profondo effetto negativo sulla possibilità di concepire e di portare a termine la gravidanza - afferma il dottor Roberto Negro, Ospedale Vito Fazzi di Lecce. In entrambi i casi, è quindi necessario che la disfunzione tiroidea sia diagnosticata e trattata prima che la paziente concepisca”. “In gravidanza - aggiunge Piernicola Garofalo - non solo l’alterazione funzionale, ma anche la sola autoimmunità tiroidea può determinare un aumentato rischio di aborto, di mortalità alla nascita e anomalie congenite; durante l’accrescimento problemi neurologici, fino al cretinismo in età adulta. In Italia si calcola che circa il 20% dell’intera popolazione di sesso femminile presenta una positività ad autoimmunità tiroidea. Analoga correlazione fra autoimmunità tiroidea e sterilità è stata osservata nei maschi che presentano autoimmunità diretta contro gli spermatozoi. Il trattamento di scelta nei casi di abortività ricorrente è soltanto la levotiroxina. Si è visto infatti, in numerosi studi, che il trattamento pre-gravidico o subito all’inizio della gravidanza con l-T4 riduce significativamente il numero di aborti spontanei, nelle pazienti gravide con autoimmunità tiroidea presente. Un secondo possibile intervento preventivo è costituito dalla supplementazione con selenio nelle pazienti con autoimmunità ed abortività ricorrente”. Un’altra emergenza è rappresentata dai tumori tiroidei la cui incidenza è significativamente aumentata negli ultimi decenni, spiega Marco Attard, Endocrinologo Ospedale Cervello Palermo, Negli USA, ad esempio, il cancro della tiroide è adesso all’8° posto nella graduatoria delle neoplasie femminili quando era al 14° posto circa venti anni fa. Indubbiamente il miglioramento delle possibilità diagnostiche, la maggiore attenzione alla salute e le campagne di screening hanno consentito una maggiore e più precoce identificazione di questi tumori che, pur in presenza di una maggiore diffusione, non fa registrare un aumento della mortalità e lasciano ipotizzare che l’incremento numerico potrebbe essere correlato alla diffusione di cancerogeni ambientali e di inquinanti industriali.
Un’altra ipotetica causa d’insorgenza dei tumori tiroidei è legata alle aree vulcaniche; è stato ipotizzato, ma non ancora dimostrato, il ruolo patogenetico di sostanze presenti in questi territori. In Sicilia, grazie alla realizzazione del Registro Regionale dei Tumori Tiroidei (nato circa 10 anni fa per la collaborazione tra l’Assessorato alla Sanità, le tre Università dell’isola e l’Azienda Villa Sofia Cervello), è stata dimostrata un’alta incidenza di tumori tiroidei simile a quella di altre aree vulcaniche (12,5 – 13,5 nuovi casi per anno ogni 100.00 abitanti); è stata peraltro documentata un’incidenza nettamente maggiore nei territori vicini all’Etna.
I tumori tiroidei hanno, complessivamente esaminati, un andamento poco aggressivo; se diagnosticati in tempo ed adeguatamente trattati hanno una prognosi ottima ed una mortalità limitata (5-10%) riservata ai casi istologicamente più aggressivi ed a quelli diagnosticati in fase avanzata. La maggior parte delle neoplasie tiroidee, se diagnosticata precocemente e rimossa chirurgicamente, può essere considerata a basso rischio recidivante, conclude Attard”.