Adesso c'è una novità, perchè la Regione ha emanato un vero e proprio tariffario da pagare: chi vuole in prestito queste opere dovrà pagare. Fino ad ora, invece, si procedeva allo scambio di opere d'arte, solo che spesso non era affatto a vantaggio dei siciliani, e le opere che arrivavano in Sicilia non erano neanche valorizzate.
Sono 23 le opere d'arte blindate dalla Regione, tra le quali il Satiro danzante, l’Adorazione dei pastori e la Resurrezione di Lazzaro di Caravaggio, l’Annunziata e l’Annunciazione di Antonello da Messina, la Venere di Morgantina e l’Efebo di Mozia. Non potranno più lasciare la Sicilia. A meno che, in cambio del prestito, non venga pagata una profumata somma di danaro.
Esporre fuori dall’Isola il Satiro di Mazara del Vallo? Potrebbe costare da 90 a 150 mila euro.
L’Efebo di Mozia? Da 50 a 100 mila euro. Le opere siciliane sono super richieste e negli ultimi anni hanno viaggiato di continuo: almeno dieci viaggi in dieci anni per i Caravaggio, entrambi della collezione del museo Accascina di Messina, e ancora tre trasferte per il Satiro che è stato a Londra, in Francia e persino a Tokyo. E che dire del Giovinetto di Mozia che è ancora al Getty Museum di Los Angeles? La Regione, che da un lato ha deciso di tenere di più in casa i propri capolavori per tentare di incrementare i flussi turistici, dall’altro ha fiutato il business e sta mettendo a punto il tariffario che darà un prezzo alle trasferte non solo dei capolavori ma di tutti i beni culturali. «Stiamo studiando il modello Louvre — dice il dirigente dei Beni Culturali Sergio Gelardi — da tempo il museo francese applica un prezzo sui prestiti. Li abbiamo contattati e stiamo prendendo spunto dal loro sistema per redigere il tariffario che sarà pronto a brevissimo». Ma come verranno calcolati i prezzi? Tutte le opere che hanno viaggiato sono coperte da una polizza assicurativa: «Partiremo dal valore della polizza e stabiliremo una percentuale da versare alla Regione: per i capolavori sarà più alta, intorno al 5 o 10 per cento, per le altre opere più bassa ».
La polizza assicurativa del Satiro danzante, a esempio, supera 1,8 milioni di euro. Quella dell’Efebo di Mozia è intorno a 1,5. Soldi oppure servizi: «Prevediamo anche — continua Gelardi — la possibilità di ottenere benefici non economici: un grande museo vuole una nostra opera? In cambio organizzi una mostra qui in Sicilia. L’obiettivo è duplice: far viaggiare i capolavori di meno e solo quando conviene. In tempi di crisi, bisogna pensare a come incassare». Gli uffici dei Beni culturali si sono messi al lavoro sul tariffario già da fine aprile, da quando la giunta regionale ha fatto sua la circolare dell’assessore Mariarita Sgarlata “Limiti all’uscita temporanea dei beni culturali siciliani”. Nella circolare sono elencanti i 23 capolavori «inamovibili », che possono lasciare la Sicilia solo in cambio di «benefici economici diretti». Si tratta della Metope di Selinunte e dell’Ariete in bronzo della collezione del museo Salinas, del Cratere Achille e Pentesilea e del Vaso con deposizione di Patroclo custoditi al museo Griffo di Agrigento. E ancora della lampada pensile e del Polittico del Pepoli di Trapani, della Venere Landolina e del Kourotrophos da Megara dell’Orsi di Siracusa, dei capolavori dell’Abatellis di Palermo (il Trionfo della morte, il vaso Alhambra e l’Annunziata di Antonello da Messina), del busto di Eleonora d’Aragona di Palazzo Abatellis, dell’Annunciazione di Antonello da Messina (Palazzo Bellomo, Siracusa), dei due Caravaggio e del Polittico di San Gregorio di Antonello da
Messina custoditi al Museo Accascina, del Satiro, dell’Efebo, della Venere e degli Argenti da Morgantina e infine del Polittico di San Gregorio (Messina), del Phiale di Caltavuturo (Himera) e dell’Atula fittile con figura di Gorgone (Caltanissetta).