Con loro c'era imputato anche Salvatore Angileri. I primi due sono noti in città soprattutto per essere stati allenatore e presidente del Marsala Calcio (ex Bosco). L'indagine che li ha visti coinvolti era relativa a un terreno di contrada Berbaro Rina, che secondo l'accusa l'imprenditore edile Pasquale Bosco, che patteggiò la pena, avrebbe ceduto fittiziamente (ma ad altra persona) per evitare che fosse incluso nei beni da sequestrare a seguito del fallimento della sua impresa, la «BI Costruzioni srl». Quel terreno fu ceduto da Bosco a Giovanni Tumbarello, che poi, a sua volta, lo ha venduto alla società immobiliare «Escondido» (di cui è legale rappresentante Matteo Gerardi), che vi ha realizzato delle villette. A difendere i Gerardi e Angileri sono stati gli avvocati Ignazio Bilardello e Giacomo Lombardo. Il primo, già nel processo di primo grado, aveva affermato: «In questa vicenda, i fratelli Gerardi e il geometra Angileri sono vittime. Sono stati loro a subire ingenti danni economici». Anche davanti la Corte d'appello, i due difensori hanno affermato l'insussistenza dell'accusa e a conferma che non vi fu alcun accordo tra Bosco, Tumbarello e i tre imprenditori assolti, è stato evidenziato che questi ultimi subirono dal venditore l'azione di fallimento quando ebbero una momentanea difficoltà economica che impedì loro di pagare in tempo l'ultima rata per l'acquisto del terreno.