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20/05/2013 04:12:30

Sesso e ricatti, Fabio Galante conferma la richiesta di denaro. Truffa alla 488, comincia il processo a Marsala

L'ultimo teste vip al processo Imart ha dato la sua versione dei fatti rispondendo alle domande del pm Petralia e degli avvocati della difesa. Ha dichiarato di aver  conosciuto Sonia Faccio (in arte Lea Di Leo) a Milano Marittima, nel periodo di Pasqua di quattro-cinque anni fa. "Quel pomeriggio tra di noi ci fu un rapporto sessuale, ha detto Galante, ma tutto finì lì".

Qualche tempo dopo, ha continuato Galante, ha ricevuto alcune telefonate, in cui gli comunicavano che avrebbe fatto parte del libro di Lea Di Leo.  Gli inviarono per email il testo che doveva essere pubblicato.  A quei primi contatti seguirono delle richieste di denaro, che il teste in aula ricorda attorno ai 15-20 mila euro, anche se nel primo verbale aveva dichiarato 35-40 mila euro. Queste somme, ha detto, sarebbero servite per evitare di pubblicare il nome. Galante ha anche ricevuto la proposta di comprare i diritti di quell'autobiografia e alla fine decise di giungere ad un accordo e che avrebbe pagato una cifra di duemila euro circa. Accordo mai concretizzato perchè non se ne fece più nulla di quel libro. Dopo la testimonianza di Galante è stata la volta dell'Ing. Giovanni Casano, consulente informatico della procura che ha avuto il compito di raccogliere e esaminare mail, contratti, bozze, lettere di tutti i personaggi coinvolti nella vicenda Imart e di averne fatto una copia forense. Alla prossima udienza, fissata il 18 giugno, verrà citato il maresciallo Lubrano e all'udienza successiva saranno ascoltati gli imputati Aleci e Richichi, citati dalla difesa.

 

IMART. Continua oggi in Tribunale, a Marsala, il processo che vede imputati, per tentata estorsione, il 36enne marsalese Giuseppe Aleci, presidente della «Imart Edizioni», e il 28enne bagherese Gaspare Richichi, direttore editoriale. Difesi dagli avvocati Alessandro Casano e Giada Traina, Aleci e Richichi sono accusati di aver tentato di estorcere denaro ad alcuni personaggi famosi del mondo dello sport e dello spettacolo che sarebbero stati clienti o conoscenti della sexystar Lea Di Leo (vero nome: Sonia Faccio). A costoro sarebbero state chieste somme (da 10 a 40 mila euro) per depennare i loro nomi dal libro autobiografico della Di Leo che la Imart avrebbe dovuto stampare.  L'inchiesta, avviata a seguito di un servizio del programma «Le Iene», è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. Per oggi sono citati l'ex calciatore Fabio Galante (Genoa, Inter, Torino), un consulente dell'avv. Casano e il luogotenente della finanza Antonio Lubrano. Nell'ultima udienza hanno testimoniato l'attore Matteo Branciamore (uno dei protagonisti della serie televisiva «I Cesaroni»), e un calciatore non  molto noto, Francesco Battaglia.Branciamore e Battaglia sono tra le «parti lese» individuate dagli inquirenti.  «A contattarmi - ha spiegato l'attore, l'unico a costituirsi parte civile - è stato un certo Gaspare. Sono stato sempre in dubbio se pagare o no, perché nella bozza del libro che mi è stata inviata dall'editore erano riportate menzogne, come il fatto che nell'occasione di un incontro con Lea Di Leo mi feci mettere il preservativo da un amico». L'attore ha, comunque, ammesso che era in compagnia di un amico e che questi avrebbe voluto assistere all'amplesso, ma la Di Leo lo fece allontanare. «L'allusione a una mia presunta bisessualità - ha continuato Branciamore, rispondendo alle domande del pm Dino Petralia - avrebbe creato un danno gravissimo alla mia immagine. Per questo avevo pensato di pagare. Ciò, però, poi, non avvenne. A me, direttamente, non fu chiesto denaro. Dal mio avvocato, però, seppi che ci fu fatta una proposta editoriale che prevedeva il pagamento di 30 mila euro. Poi scesi a 5 mila. Ma io non ho voluto pagare». Il calciatore Battaglia ha, invece, affermato di avere conosciuto la Di Leo nel 2009, a Cittadella (Pd), la cui squadra di calcio era in serie B, e che quando fu contattato dalla casa editrice marsalese lui, essendo sposato, chiese di togliere il suo nome e la città dal libro. «Informai subito il mio avvocato - ha spiegato Battaglia - ma poi ci fu in tv il servizio de Le Iene e la cosa finì la».  

 

 Processo Tuffa 488 - Comincia oggi a Marsala il processo che cerca di fare luce sul caso della truffa ordita ai danni dello Stato da alcuni imprenditori di Selinunte, con la legge 488. Imputati sono in otto. Altri quattro indagati sono invece stati prosciolti per  prescrizione dei reati contestati. Tutto nasce da un'indagine della Finanza di Castelvetrano. La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio di 12 persone: imprenditori, che hanno ottenuto i contributi pubblici per la realizzazione di un albergo a Selinunte Belice Mare (da anni in funzione), e commercianti e artigiani fornitori di beni e prestazioni d'opera che avrebbero emesso quelle «false fatture». Imputati sono i castelvetranesi Giovanni Cascio, di 66 anni, Girolamo Grande, di 59, Eugenio Brillo, di 62, Mario Aldo Brillo, di 58, e Giacomo Fundarò, di 68, e i marsalesi Antonino Titone, di 55, Salvatore Ciaramidaro, di 59, e Girolamo Bartolomeo Castiglione, di 51. Prosciolti i mazaresi Nicola Pizzo, di 59 anni, e Settimo Fabio Giacalone, di 26, il campobellese Giuseppe La Chiana, di 47, e il castelvetranese Calogero Maggio, di 44. Artefici della truffa sarebbero Cascio, amministratore Seven Turist, Grande, Grande Immobiliare (con Eugenio Brillo) e della Costruzioni immobiliari, Amedeo Brillo, direttore dei lavori della Seven Turist, e Fundarò, amministratore della A.S. Costruzioni. I finanziamenti furono di oltre due milioni e mezzo di euro.

 

 

COLBERTALDO. Continua, dinanzi il Tribunale di Trapani, il processo a carico dell'ex assessore provinciale Cesare Colbertaldo, chiamato a rispondere di abuso d'ufficio. Il procedimento è ripartito da capo dopo che un altro collegio s'è dichiarato incompatibile. Non sarà però necessario risentire tutti i testimoni. Il pubblico ministero Andrea Tarondo e l'avvocato Vito Galluffo, difensore dell'imputato, hanno dato infatti il loro assenso all'utilizzo degli atti già svolti nel precedente dibattimento. Oggi verrà sentito il maresciallo della Guardia di Finanza Valerio Bertolino.