A Francesco PANICO, marsalese 52enne, e Oksana VODYANTS’KA, tagika 35enne, sono stati applicati gli arresti domiciliari. Per Giovanni SARDO, originario di Parma ma residente a Marsala di 48 anni, e SalvatoreLO GRASSO, ericino 36enne, è scattato il divieto di dimora nella provincia di Trapani.
L’indagine “BOCCA DI ROSA” si sviluppa nell’ambito dell’attività di prevenzione e contrasto ai reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e prende il nome dall’omonimo locale di Marsala dove è stato accertato che era stata organizzata una vera e propria attività di meretricio a pagamento.
L’attività investigativa prende spunto da un intervento effettuato, nella notte del 23 gennaio 2011 da personale del Nucleo Operativo e della Stazione di Ciavolo, per sedare una rissa all’interno del club “Bocca di Rosa”. Dopo aver identificato i soggetti che vi avevano preso parte, infatti, i militari hanno svolto una perquisizione all’interno del locale. Entrati nel privè i carabinieri hanno trovato, tra i cuscini di un divano, l’involucro di un preservativo: presupponendo che nel circolo si esercitasse l’attività di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, il club era stato sottoposto a sequestro.
Dopo quella notte sono cominciati gli interrogatori a tutte le ragazze che lavoravano presso il night club, le quali rilasciavano
dichiarazioni lacunose, negando il loro ruolo di intrattenitrici ed affermando anzi che si trovavano lì solo per divertirsi e per ballare, indossando abiti succinti solo “per essere più comode durante il ballo”. Tutte, però, riferivano che a Marsala erano ospiti del proprietario del locale, PANICO Francesco, e della moglie VODYANTS’KA Oksana, presidente dell’associazione culturale che gestisce il club, in due abitazione di sua proprietà.
I successivi accertamenti, arricchiti anche dalle dichiarazioni dei clienti del “Bocca di Rosa” nonchè dalle attività tecniche svolte da febbraio ad ottobre 2011 tramite le intercettazioni telefoniche e riscontri diretti registrati sul posto da un agente che si fingeva cliente del club, hanno consentito di confermare l’ipotesi degli investigatori. I titolari del locale avevano costituito una vera e propria casa del sesso a pagamento mascherata con la cornice di un circolo ricreativo, adescando i soggetti che la frequentavano con la presenza di giovani e prosperose ragazze con abiti succinti o solo con biancheria intima, sempre diverse e reclutate direttamente da loro, e consentendogli, dietro pagamento, di appartarsi nei privè per prestazioni sessuali.
Ad ulteriore dimostrazione che i gestori avessero il pieno controllo dell’attività di prostituzione, inoltre, vi è il
fatto che PANICO vietava alle ragazze di dare agli avventori il proprio recapito telefonico e di incontrarsi al di fuori del locale, per evitare che il compenso non gli garantisse la percentuale che gli era dovuta di circa il 50% sul totale dei loro guadagni, denaro che veniva
corrisposto direttamente alla cassa, in base alla durata dell’incontro che veniva misurata attraverso dei braccialetti. Quest’ultimo compito era affidato a SARDO Giovanni, il buttafuori, che insieme a LO GRASSO Salvatore, era anche responsabile della logistica di supporto alle ragazze, sia negli spostamenti dalla Stazione Ferroviaria agli appartamenti del PANICO ove erano ospitate, che da e per il locale. Importanti i guadagni accertati: ad esempio, se in una serata una ragazza guadagnava 160 euro per 7 consumazioni e 5 privè, avrebbe fatto incassare 320 euro ai gestori del locale, ricevendone la metà; per tale motivo le ragazze, anche con toni molto spinti, invogliavano gli uomini ad appartarsi con loro nei privè per aumentare i loro ricavi.