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21/08/2013 23:02:10

L'agibilità politica di Berlusconi

 Da quando le vicende giudiziarie di Berlusconi si sono complicate, con la sentenza di condanna della Cassazione, si parla di "agibilità politica" del Cavaliere per indicare la possibilità che lui, nonostante la condanna, possa ancora agire. Ma é una proposizione di cui non ci sarebbe bisogno, sol che si ragionasse, perché non indica nessun nuovo concetto.
L'ex più volte presidente del Consiglio non potrà più agire in Parlamento, perché é stato interdetto dai pubblici uffici. Certo, ci sono giuristi che sostengono il contrario, ma sembrano minoritari rispetto agli altri, e comunque lo deciderà presto la Giunta per le elezioni. Sapremo come la Giunta interpreterà la norma, in questo caso.
Qualunque sarà il segno della delibera della Giunta, anche nel caso che venga sanzionata la decadenza da senatore, Berlusconi non perderà il diritto alla parola e all'espressione del proprio pensiero. Non lo potrà più fare dai banchi del Senato o della Camera, ma potrà ancora rivolgersi ai giornalisti, o usare i media, raggiungendo gli italiani pure a tavola, mentre mangiano, come ha fatto finora. La morte politica di Berlusca non é ancora arrivata. Né poteva essere diversamente. Chi, soprattutto nella sinistra dura e pura, si é illuso che la sentenza di condanna della Cassazione avesse defenestrato dalla piazza politica il condannato, ne prenda atto. Il Pescecane non si affaccerà più da Palazzo Madama, ma potrà continuare a farlo da Palazzo Grazioli.
La sentenza della Cassazione sulla frode fiscale - ha fregato allo Stato non so quanti milioni di euro - non gli impedirà di continuare a essere il capo di quel movimento politico importante, che prima si chiamava Forza Italia e adesso si chiama PDL.
Né si creda che la condanna abbia determinato una fuga dei suoi estimatori. La frode fiscale é l'obbiettivo cui tende buona parte degli italiani, almeno quelli che possono farlo. I dipendenti pubblici, cui le imposte sono applicate prima che prendano lo stipendio, non possono evadere, e se ne lagnano da sempre. Questo Stato, con l'imposizione più alta fra i paesi civili confratelli, e con l'erogazione dei servizi pubblici più scadenti, é nell'opinione comune un nemico, contro cui ogni mezzo di rivalsa é opportuno. Se ti toglie più del 50% del guadagno, tu non puoi più considerarlo un collaboratore. E' un lestofante. Per tutti gli italiani che ce l'hanno con il fisco, e sono maggioranza, Berlusconi non é il cattivo, ma il furbo. E gli italiani per i furbi hanno avuto spesso più amore che per i seri. Non si spiegherebbe, diversamente, molta storia. I casi di Cola di Rienzo e di Mussolini sono di scuola.
Nemmeno si creda che con le prossime possibili sentenze di condanna per le feste hard ad Arcore, il Caimano verrà messo fuori servizio. Anche qua varrà, più che le sentenze, la coscienza popolare. E in un paese che per secoli si è gloriato della nomea di gallismo, non sarà facile respingerlo per un rapporto con una donna che aveva tre mesi meno di diciotto anni. A parte le condanne, che dovranno avere la loro esecuzione.
So che mi attirerò, con quello che ho scritto, le ire dei moralisti di professione. Che sono simili, per mentalità, ai professionisti dell'antimafia, di cui scrisse Leonardo Sciascia.


Leonardo Agate