Era stato sequestrato sei giorni fa da una motovedetta tunisina ai limiti della zona di ripopolamento ittico denominata "Mammellone". Ha lasciato il porto di Sfax e si dirige verso Mazara. La societa' armatrice Ma.Gi.Mo. Srl ha pagato l'ammenda di circa 16mila euro stabilita dall'autorita' di vigilanza marittima.
A bordo ci soo sette uomini d'equipaggio
A darne notizia e' il presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo, che ha manifestato, attraverso una lettera "il suo personale apprezzamento - si legge in una nota - e della marineria mazarese al neo Ambasciatore d'Italia a Tunisi, Raimondo De Cardona, per il grande lavoro, professionalita' ed efficacia in merito alla vicenda, considerato anche il momento cosi' delicato e di transizione della storia della Tunisia".
Il "Pindaro" era stato sequestrato lo scorso 20 agosto con sette uomini d'equipaggio: tre sono mazaresi, tra i quali il comandante Vito Perniciaro, e quattro tunisini. Matteo Giacalone è l'armatore italiano.
In merito ai sequestri di pescherecci, domenica a conclusione dei festeggiamenti del patrono San Vito, nel suo discorso pronunciato dal peschereccio «Afrodite», dopo il lancio della corona d'alloro in mare, il vescovo Mogavero, ha detto: «Assistiamo al ripetersi di un copione ormai tristemente noto fatto di attesa, trepidazione, trattative lunghe e delicate per riportare in città equipaggio e barca. A qualcuno è sorta spontanea la considerazione: ma come, noi ci adoperiamo per soccorrere i migranti, e i nostri marittimi sono in questo un esempio magnifico, chiamati a giusto titolo angeli del mare, e dall'altra sponda del Mediterraneo vanno a caccia dei nostri pescherecci? La domanda non è oziosa, ma la risposta non può essere sbrigativa e banale».