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01/11/2013 06:45:00

Il palazzo lontano dai bar

di Leonardo Agate
E' un diluvio di brutte notizie. I manifestanti per il diritto alla casa entrano in conflitto a Roma con le forze dell'ordine. Nonostante le promesse di tagli, i dipendenti della Camera ottengono la lievitazione dei loro stipendi iniziali, come non succede al miglior pane. Alla fine della carriera, un operatore tecnico raggiunge i 130.000 euro lorde annue. Un consigliere i 350.000.
Vicino al re, beato chi c'é, recita un vecchio proverbio. Il re sarebbero i parlamentari. Pure loro, in barba alle promesse di tagli, vivono da nababbi. Ma quanto durerà il re? Vittorio Emanuele III, che é stato uno dei più longevi sul trono, é durato 44 anni. Questi parlamentari durano da 64. Non é che siano sempre gli stessi - per fortuna non possono acquistare l'immortalità - ma sono i discendenti e gli epigoni. Gente privilegiata sulla pelle dei minus habens della nazione. I poveri in Italia, secondo parametri scientifici, sono diventati oltre cinque milioni. Sono cresciuti di numero e di fame. E continuano a crescere. Dal primo governo Berlusconi alla staffetta di Monti al passaggio a Letta.
Il Palazzo é sempre più distante dal popolo, nel quale risiede la sovranità. Lo dice la Costituzione. Ma questo é il punto. C'e una società, quella reale, che é lontanissima dalla società costituzionale. E gli inquilini del Palazzo non se ne accorgono. Non é impensabile che crescano i malumori e si possa tornare a forme violente di lotta, come avvenne nel '70. Finora si sono registrati suicidi di imprenditori e poveracci che non riuscivano più a vivere. Ma non é escluso che la sempre maggior lontananza degli argomenti dibattuti nelle camere dai discorsi della gente al bar possa esplodere in manifestazione di base cruenti. Una parte del Parlamento, i grillini, lo fomentano.
Mentre occorrerebbe ricucire gli strappi tra la società reale e quella ideale, alla Giunta per le elezioni sono stati occupati per settimane a dirimere la questione se la votazione sulla decadenza di Berlusconi debba essere segreta o palese. Una assoluta quisquilia. Ma la soluzione che hanno adottato é la peggiore. Al Senato per le dimissioni e per tutte le questioni concernenti persone si é sempre votato per regolamento in modo segreto. Lo stesso avviene nei Comuni, da sempre. Ma la Giunta per elezioni ha scelto di votare in modo palese. E' stata determinante il parlamentare Linda Lanzillotta, del Centro ex montiano. Il suo voto é stato decisivo. Chi é questo senatore? Una ventina di anni fa era la moglie di Franco Bassanini ministro, e parente di un alto magistrato della Corte dei Conti. In Giunta per le elezioni erano sei contro sei. Lei é stata decisiva. Incappò in un'inchiesta della Corte, e rischiava di dovere all'Erario una cifra. Fu salvata da una norma che dettò un trattamento più favorevole a coloro che avessero agito non per interesse personale ma nell'interesse della collettività. Lei rientrò in quella previsione, e si salvò, o fu salvata. Ma tutti gli altri funzionari e amministratori, che prima di lei furono sottoposti per operazioni simili al giudizio della Corte dei Conti, subirono condanne. Chissà se quella norma non fu agevolata dalla situazione matrimoniale e parentale della Lanzillotta. Il dubbio é legittimo. Adesso questa signora si rifà la verginità determinando che si debba votare a scrutinio palese sulla decadenza di Berlusconi. Ma é un'eccezione alla regola sempre seguita al Senato. Una specie di legge ad personam contro Berlusconi. Il pendant delle leggi ad personam contro di lui. Ordalia. Sì. Null'altro. Intanto i poveri sotto la soglia della povertà crescono.