Il Gruppo Urbanistica e Lavori Pubblici di Alcamo Bene Comune ha redatto e presentato un documento in cui illustra una nuova visione della città, in una prospettiva programmatica di lungo termine, attraverso una serie di proposte pratiche per la stesura delle nuove Direttive di Piano.
“È un momento affascinante e visionario della pianificazione territoriale” affermano i tecnici di ABC “in cui le diverse sensibilità urbane si incontrano e immaginano la città che lasceremo ai nostri figli. Le generazioni che ci hanno preceduto hanno ciecamente pensato al loro immediato e velleitario benessere, riuscendo solo a distruggere le potenzialità del territorio. L’edilizia divoratrice di suolo, dopo aver aggredito le periferie, il fronte mare di Alcamo Marina e la zona pedemontana, è entrata in crisi, complice anche un sistema politico locale, incapace di indicare nuove strategie di sviluppo, quali la riqualificazione e il recupero urbano”.
I vecchi strumenti di pianificazione, che imponevano regole non condivise o poco chiare, hanno fallito: ne sono conferma abusivismo e incapacità di attuare le previsioni. La migliore risposta è la partecipazione dei cittadini alla pianificazione e alle decisioni, attraverso scelte condivise e consapevoli, in un percorso virtuoso che è invece quello dello sviluppo sostenibile, basato su corretto utilizzo, valorizzazione e tutela delle risorse ambientali. E non esiste sviluppo economico sostenibile senza miglioramento della qualità della vita urbana: corretto ed ordinato assetto del territorio, diritto alla casa, città sicura e meno inquinata, accessibile tramite trasporto pubblico, con spazi verdi e di socializzazione.
La più grande sfida, il contributo sociale del nuovo PRG dovrà essere quello di affrontare le criticità, di scontrarsi contro il miope interesse privato a favore di una prospettiva di pubblica utilità, senza per questo trascurare legittime istanze dei portatori di interessi diffusi.
Le problematiche urbane irrisolte, per l’atteggiamento delle classi politiche precedenti e di quela attuale, sono facilmente individuabili e difficilmente risolvibili senza una forte e univoca volontà di intenti. Interi quartieri-dormitorio edificati abusivamente, senza le necessarie opere di urbanizzazione primaria rischiano di diventare dei ghetti. La città-diffusa, pericolosamente espansa fino a Monte Bonifato, ha aggredito le aree agricole a nord, creando un immenso sprawl urbano senza anima ed identità. Nel centro storico semi-abbandonato e caratterizzato da edilizia minuta, gli edifici cadono a pezzi sotto il peso degli anni. Alcamo Marina vive il paradosso di essere stata privata di affaccio sul mare, il compulsivo consumo di suolo ha fagocitato anche le colline retrostanti, gli argini dei valloni e persino le foci dei corsi d’acqua. Le attività produttive, spesso ancora incastonate nel tessuto urbano, non trovano spazi necessari, e l’area artigianale di contrada Sasi, sebbene nata con buoni propositi, non risponde alle richieste degli imprenditori, che infatti spesso si sono trasferiti in comuni vicini. La viabilità urbana è congestionata a causa dell’uso esclusivo dell’auto privata come mezzo di trasporto, ma la morfologia del centro storico e della città consolidata non si concilia con le accresciute dimensioni delle autovetture.
Per la città futura, il nuovo PRG dovrà - coraggiosamente - prevedere un consumo del suolo tendente a zero, abbandonando l’antica idea di piano urbanistico che si limita a regolare l’uso di territorio. Il nuovo Piano, aperto e flessibile, dovrà avere poche regole ma chiare, con delle “invarianti” di base, in grado di adattarsi alle mutevoli previsioni dei diversi strumenti di pianificazione.
Il Piano quindi non può non prefiggersi alcuni obiettivi. I livelli di rischio ambientale vanno ridotti, attraverso un sistema organico di opere di difesa dal rischio idrogeologico (rimboschimenti, ripristino delle vecchie opere di difesa del suolo, interventi sul regime delle acque). Il patrimonio immobiliare della città storica e consolidata, che ha perso la sua funzione di centralità urbana, necessita di valorizzazione e recupero. Tutta la città dovrà diventare un laboratorio di manutenzione e riqualificazione in senso energetico-ambientale: una città che consuma meno energia riduce anche l’inquinamento, crea nuovo lavoro, garantisce qualità e vivibilità. Il patrimonio verde esistente sarà ampliato, anche con la creazione di “orti collettivi” in cui reimpiantare colture tipiche perdute e varietà locali. Andrà incentivata la realizzazione di giardini pensili e grandi parcheggi verdi non asfaltati con piante e alberi per le nuove costruzioni o le ristrutturazioni. Tutta la zona termale, patrimonio naturalistico dalle enormi potenzialità turistiche, ha bisogno di un progetto ambizioso di bonifica dell’area, in cui creare un parco naturalistico che la riqualifichi integralmente, anche attraverso una green-way ad uso esclusivo di pedoni e ciclisti. Ad Alcamo Marina è urgente, nonché di vitale importanza, rigenerare il water-front (i fondi si potranno reperire con strumenti di perequazione e di partnership con privati) e pianificare un progetto di ampio respiro per ridisegnare in chiave turistica l’immenso conglomerato di seconde case. L’accessibilità urbana dovrà essere migliorata, disincentivando l’uso dell’auto, con la creazione di parcheggi di interscambio, integrati con un sistema di mobilità pubblica urbana, piste e corridoi ciclabili, favorendo la mobilità condivisa, creando parcheggi intermodali all’ingresso della città, pianificando tempi e modi per il carico e scarico delle merci. Le periferie andranno dotate di tutti i servizi di cui sono prive. Infine, sarà necessario prevedere misure propedeutiche alla chiusura al traffico privato del centro storico e introdurre l’istituto della perequazione urbanistica anche a vantaggio di chi è gravato da una destinazione pubblica.