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01/12/2013 06:50:00

"L'Esercito della Truffa". Come la frode si è fatta sistema. Oggi a Mazara

Arriva a Mazara del Vallo “L’Esercito della truffa. La Sicilia delle cricche e dei furbetti”, la prima inchiesta sul sistema delle frodi in Sicilia.
L’Esercito della truffa (Round Robin Editrice), di Francesco Appari e Giacomo Di Girolamo, verrà presentato oggi alle 18 alla Libreria Lettera 22 in via Garibaldi 33 a Mazara del Vallo. Partecipa all'incontro il giornalista Francesco Mezzapelle

Dove si trova un caseificio che in realtà è un hotel? Dove possiamo trovare uno yacht comprato con i soldi della formazione? Dove nasce la S.p.a. più grande d’Europa creata con 6 milioni di fondi pubblici e con un buco da 42 milioni? Dove sorgono come funghi capannoni industriali lasciati abbandonati in tempi record? In Sicilia. Dove opera indisturbato e praticamente impunito un esercito di faccendieri, imprenditori, politici, professionisti, funzionari che hanno fatto della frode allo Stato e all’Ue il vero business siciliano.

La Sicilia è povera. Arretrata. C’è disoccupazione. Ogni anno i dati sull’economia siciliana sono dei veri bollettini di guerra.
Eppure, proprio perché è povera, sull’Isola arrivano vagonate di soldi ogni anno, dallo Stato e dall’Unione europea. Miliardi di euro. Servono per creare sviluppo. Per incentivare l’agricoltura, il turismo, l’impresa, per formare i tanti giovani disoccupati in cerca di lavoro. Arrivano per costruire alberghi e campi da golf, per organizzare corsi di formazione, per mettere su fabbriche, imprese a impatto zero. Servono per l’energia pulita. Ma è tutto un castello di carta. Dove vanno a finire i fondi destinati allo sviluppo siciliano? Ecco, gran parte di questi vengono letteralmente rubati. Da chi? Dall’Esercito della Truffa. Imprenditori, faccendieri, commercialisti, politici, funzionari pubblici. Tutti insieme hanno fatto della frode il sistema criminale per eccellenza, quello che rimane sostanzialmente impunito. Quello facile da compiere, e difficile da scoprire. Perché quando arriva la giustizia è ormai troppo tardi.
C’è un simbolo in Sicilia, un totem, dell’Esercito della Truffa. Il capannone. Giriamo per le nostre campagne e troviamo decine, centinaia, di capannoni vuoti. Ecco, quello è il marchio che lascia sul territorio l’Esercito della Truffa. Chiedono il finanziamento all’Unione Europea per costruire una fabbrica. Indicano quanti posti di lavoro intendono garantire. Con la prima tranche del finanziamento costruiscono il capannone industriale. Fanno una bella foto. Una volta arrivata la seconda tranche mollano tutto e intascano i soldi. Puliti puliti. Il capannone rimane là, vuoto. Nessun operaio. Nessun macchinario. Solo una grande truffa. All’esercito della truffa fanno comodo tutti questi disoccupati. Più sono, più arrivano fondi per i corsi di formazione fantasma. Non rimane niente.
Di totem in quest’isola ce ne sono parecchi. Come le pale eoliche, conficcate nelle colline dai signori del vento. Uno su tutti Vito Nicastri, il re dell’eolico che ha costruito, con un sistema criminale assodato, un impero da un miliardo e mezzo di euro. Lo indicano come prestanome di Matteo Messina Denaro, l’ultimo capo di Cosa nostra. Nicastri è lo “sviluppatore”, quello che ti impacchetta il parco eolico tutto a spese dei contribuenti, e crea un gran giro di soldi.
L’Esercito della Truffa racconta come avvengono le frodi nel settore agricolo, con le arance di carta. Le truffe nel turismo, con la dilapidazione dei fondi della 488 per costruire alberghi e resort di lusso solo sulla carta.
In Sicilia poi è tutto grande. Come i Grandi Eventi del sistema Giacchetto. Dalle visite del Papa, ai mondiali di scherma, alle maxi consulenze. In Sicilia di frode ci si campa. E’ un gran giro di bolle, fatture, sim clonate, fidejussioni fasulle. L’inchiesta di Appari e Di Girolamo spiega come la truffa si è fatta sistema. E perché la Sicilia è così arretrata.