Vittorio Sgarbi stamane ha dato incarico al suo legale di fiducia, l’avvocato Giampaolo Cicconi, di denunciare, per vilipendio al Capo dello Stato, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo.
«Siamo – osserva Sgarbi – di fronte a una impostura. E siccome lo Stato è anche il mio Stato, io non intendo che nessuno lo umili in nome di una sua personalissima lotta alla mafia, di cui non discuto la buona fede, ma la sostanza delle affermazioni. Che, anche se appassionate, possono essere false. Anzi, sono false. Per questo fra il Presidente Napolitano e Salvatore Borsellino io sto con Napolitano, e ne ho tutto il diritto. Mentre Salvatore Borsellino non ha il diritto, in nome della morte di suo fratello, di fare affermazioni senza fondamento, del genere di quella intollerabile, e nemica dello Stato quanto lo è la mafia (e non giustificata dal martirio di Paolo Borsellino): “Da 20 anni Napolitano è il garante della trattativa Stato-mafia”».
LE MOTIVAZIONI DI SGARBI – «E siccome sono convinto – aggiunge Sgarbi – di quello che dico, e ho fiducia nella magistratura quando essa agisce in nome della verità, ho dato mandato al mio avvocato, come cittadino di questo Stato, di denunciare anche Salvatore Borsellino per vilipendio al Capo dello Stato. Sarà dunque un Tribunale a stabilire quale è la verità. E se Napolitano sia stato il garante della trattativa Stato-mafia». Sgarbi, intanto, ha deciso di adire le vie legali nel confronti del sito www.antimafiaduemila.com, diretto da Giorgio Bongiovanni, siciliano di Floridia, personaggio enigmatico, noto alle cronache perché da tempo mostra nelle mani delle stimmate sanguinanti e ha un sito internet (www.giorgiobongiovanni.it) in cui, tra le altre cose, dice di essersi formato attraverso «insegnamenti cosmici». Nei giorni scorsi sul sito www.antimafiaduemila.com (testata giornalistica online di cui Bongiovanni risulta il Direttore Responsabile) è comparso un articolo, a firma dello stesso, e di Lorenzo Baldo, contenente espressioni diffamatorie nei confronti Bongiovanni, nel rifiutarsi di pubblicare una lettera di replica e di rettifica (così come prevede la legge sulla stampa), ha così risposto: «A Sgarbi e a tutti i servi del Potere come lui va applicato il Verbo della Giustizia Divina, alla quale nessuno sfuggirà… Noi pubblichiamo tutto anche le repliche. Ma a Sgarbi no…Per Sgarbi ci vuole un Giudice sulla terra e uno in Cielo». Sgarbi conclude: «Vuol dire che in tribunale andrò con l’esorcista»