di Leonardo Agate - Non é bastato all'ex ministro Claudio Scajola di essere stato assolto dall'accusa di interesse privato, concussione, corruzione e frode fiscale. Non gli é bastato di essere stato sottoposto a un procedimento penale che da quattro anni lo ha costretto prima a dimettersi e poi ad essere deriso e sfottuto fino all'altro giorno, per avere avuto regalato a sua insaputa una parte del valore dell'immobile acquistato con vista sul Colosseo. Il giudice l'ha assolto perché il fatto non costituisce reato, e quindi quello che ha fatto non ha rilevanza penale, ma i moralisti di ogni sorta non hanno digerito, e mentre affermano, quando si tratta di condanne, che le sentenze devono essere accettate, stavolta, che é un'assoluzione piena, deridono il Tribunale che non avrebbe capito l'intoppo. Se le sentenze devono essere accettate, anche quelle di assoluzione lo devono essere, anche con maggiore accettazione, posto che la presunzione d'innocenza é il canone non negoziabile del moderno diritto penale.
Eppure si sta verificando che una parte notevole degli acrimoniosi commentatori, che avevano auspicato una sentenza severa, stoppati da una sentenza contraria alle loro aspettative, hanno rimesso in moto la macchina del fango e dell'ironia, inzaccherando di nuovo lo stesso Scajola ed ex novo il giudice.
L'ex ministro dovrebbe, invece, essere trattato come qualsiasi altro cittadino, sottoposto a indagini lunghe e pesanti, e alla fine assolto. Il suo sollievo dovrebbe essere il sollievo di tutti gli altri, che ingiustamente potrebbero essere accusati.
C'é da aggiungere che si tratta di sentenza di primo grado, ed i pm potrebbero fare appello. Il giudice di secondo grado potrebbe respingerlo, o anche accettarlo, condannando l'imputato ora assolto. Che, però, fino a una nuova, diversa sentenza, é cittadino libero e, per il reato venuto meno, dignitoso come tutti.
I nuovi accusatori di Scajola argomentano che il ministro non poteva non sapere del prezzo ridotto con cui, grazie alla regalia di persone compiacenti, ha acquistato la nuova casa. Il giudice, quindi, ha sbagliato ad assolverlo. In pratica, i nuovi Cerberi hanno istruito un processo parallelo a quello ufficiale svolto nell'aule del Tribunale. L'hanno pensato tutto loro, senza avvocati a difesa del reo, e l'hanno riversato integralmente sull'opinione pubblica - lo stanno ancora facendo, chissà per quanti giorni - utilizzando i mezzi di comunicazione di massa più invasivi, ed entrando dagli schermi televisivi dentro le famiglie dopo cena.
Di queste persone che confondono il diritto con le proprie personali regole, ne abbiamo piene le scatole. Se si vuole essere rispettosi del diritto, si può pensare di modificarlo, facendo le proposte opportune. Si tratta di avere dietro una forza politica che le accolga e le trasformi in leggi nel Parlamento. E' invece molto comodo costruirsi dentro di sé un ordinamento giuridico che nella realtà non esiste, e valutare alla stregua delle proprie particolari inclinazioni i fatti che avvengono, e che sono di competenza dei Tribunali dello Stato.
A Scajola si deve rispetto fin quando una sentenza irrevocabile di condanna non lo faccia annoverare tra i rei dichiarati. Doveva avere pure rispetto quando scoppiò il caso, e tutti, o quasi, gli diedero addosso come se l'avviso di garanzia fosse equivalso a una definitiva condanna.
La migliore cosa sarebbe chiedergli scusa. Ma la presentazione di scuse é di chi é galantuomo, e riconosce i suoi errori. Difficile che i Savonarola di professione lo sappiano fare.